Juve ancora in mano a Pirlo, in vista del derby. Ma...
Rumoroso, anzi, rumorosissimo, il k.o. subito ieri dalla Juventus allo Stadium. Il gol da tre punti del classe '99 argentino Gaich pesa come un macigno, forse inesorabilmente, sulle sorti del presente e del prossimo futuro bianconero. Dieci i punti che dividono i bianconeri dalla capolista Inter, con l'Atalanta appaiata e il Milan a +4; un gap, che con undici partite ancora da giocare - incluso il recupero casalingo col Napoli, il quale, salvo ulteriori slittamenti, sarebbe immediatamente successivo al derby del prossimo 3 aprile, - appare impietosamente incolmabile.
Dopo nove anni di successi nazionali, dunque, è già ormai chiaro a inizio primavera, la Juve cederà il passo. Ai rivali neroazzurri di sempre, per di più. I vertici del club, tuttavia, criticatissimi negli ultimi mesi (da Paratici a Nedved, passando per il patròn Agnelli), sembrano voler tenere la proverbiale barra dritta, rispetto a quello che la società si è sempre voluta dare, quanto meno lungo la gestione in corso, come principio stilistico: non si cambia allenatore a stagione iniziata, Andrea Pirlo rimane in sella fino alla fine. Sarà dunque il Campione del Mondo 2006, con ogni probabilità, a guidare la squadra in occasione della stracittadina in programma tra poco meno di due settimane. Mentre si pensa seriamente alla sostituzione, con i soliti nomi a circolare: Max Allegri come cavallo di ritorno, Zinedine Zidane e Jurgen Klopp, in possibile uscita, rispettivamente, da Real Madrid e Liverpool. Con, in più, suggestioni affascinanti, come quelle legate a Julian Nagelsmann (Lipsia), wonder boy degli allenatori sulla scena europea, e Nuno Espirito Santo (Wolverhampton).