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Papu Gomez a gamba tesa su Atalanta e Gasperini: "Voleva picchiarmi"

di Claudio Colla

Intervistato in patria da La Nacion, Alejandro "Papu" Gomez, trentatreenne fantasista che, ora al Siviglia, ha legato il meglio della sua carriera ai colori dell'Atalanta - prossimo avversario di campionato del Toro, nella gara di debutto della stagione 2021/22, - ha parlato piuttosto duramente - come riportato dai colleghi di TMW - dei vertici orobici, in particolare riferimento al tecnico neroazzurro Gian Piero Gasperini:

"In una partita di Champions League contro una squadra danese, il Midtjylland, gli ho disobbedito in un'indicazione tattica. Mancavano dieci minuti alla fine del primo tempo, e mi ha chiesto di giocare a destra, mentre io giocavo molto bene a sinistra. E ho detto di no. Immagina, dopo aver risposto che, nel bel mezzo della partita, oggi, con le telecamere, era chiaro che si arrabbiasse. Lì sapevo già che all'intervallo mi avrebbe fatto fuori, ed è stato così. Ma nello spogliatoio ha oltrepassato il limite, cercando di attaccarmi fisicamente.

Se Gasperini volesse picchiarmi? Sì, esatto. E lì ho detto basta. Si può obiettare, ok, ma quando c'è di mezzo un'aggressione fisica, la situazione è già intollerabile. Allora ho chiesto un incontro con il presidente, e gli ho detto che non avevo problemi a continuare, accettando di aver sbagliato: da capitano non mi ero comportato bene, ero stato di cattivo esempio disobbedendo l'allenatore. Ma ho detto al presidente che avevo bisogno delle scuse di Gasperini. E gli ho anche detto che avevo capito che il presidente non poteva accettare che l'allenatore avesse provato ad attaccare un giocatore. Il giorno dopo ci fu un'intera riunione della squadra. Sono andato avanti, chiedendo scusa all'allenatore e ai miei compagni di squadra per quello che era successo. E non ho ricevuto scuse dal tecnico. Quindi, Come doveva essere inteso? Quello che avevo fatto era sbagliato e quello che aveva fatto era giusto? È lì che è iniziato tutto. Dopo qualche giorno ho detto al presidente che non volevo continuare a lavorare con Gasperini all'Atalanta. Il presidente mi ha detto che non mi avrebbe lasciato andare. È iniziato il tira e molla e alla fine ci ho rimesso io, finendo per allenarmi da solo con le riserve.

Chi più mi ha deluso è stata la proprietà. Dopo tanti anni, dopo il rapporto di fiducia che abbiamo avuto, con i miei figli che andavano a scuola con i loro figli, abbiamo condiviso tante cose… il fatto che mi abbiano mandato via in quel modo è stata la parte che mi ha ferito di più. Si possono avere divergenze con il tecnico, e ti direi che è quasi normale, perché succede. Puoi litigare, come in ogni posto di lavoro. Ma il trattamento che ho ricevuto dalla proprietà ha fatto molto male.

Credo sia andata così per via di una questione economica. Sanno che Gasperini è uno dei migliori allenatori d'Europa, sanno che il suo lavoro dà valore alla rosa, permettendo loro di vendere giocatori. È stata una questione economica, chiaro. Hanno preferito continuare con lui perché sanno che fa guadagnare molti soldi al club".


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