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Roberto Pereyra, da obiettivo granata a Gran Maestro del Tackle

di Claudio Colla

Quattro stagioni al Watford, lungo le quali, per ben due volte, il Toro ha trattato il suo possibile ritorno in Italia. Ma per Roberto Pereyra, trent'anni da compiere il prossimo 7 gennaio, la proposta giusta è arrivata, due mesi e mezzo fa, dall'Udinese, tra le cui fila, all'inizio della scorso decennio, era esploso, per poi intraprendere il suo percorso - ancorché da comprimario, - costellato di trofei, big match europei, e persino il gettone di presenza in una finale di Champions, con la maglia della Juventus.

Tornato in quel placido Friuli che gli aveva regalato una posizione da protagonista, e a cui, in cambio, El Tucu aveva offerto un rendimento più che buono, a tratti prossimo all'eccellenza, il centrocampista argentino si è ripreso una maglia da mezzala titolare, nel 3-5-2 orchestrato da Luca Gotti. Felice della scelta operata, il classe '91, dalle colonne de "La Gazzetta dello Sport", evidenzia come il passo possa essere breve, nella mutazione da rivoluzionario a comandante. "Come insegna la storia del Sudamerica", sostiene Pereyra, rivelando una certa sensibilità storico-sociale. Profilo dal quale emerge, con forza, un dato: per il Tucumano, finora, l'83% dei contrasti vinti, che lo rendono interdittore di maggior successo delle Zebrette. E, tra tre giorni, a scontrarsi con Pereyra&Co., c'è il Toro, sua destinazione mancata.