Toro, attenzione al "falso tridente" blucerchiato
Il siero d'eterna giovinezza? La magia aliena degli extraterrestri di Antarea? Certo, tutte vie possibili alla stagione "ai confini della realtà" di Fabio Quagliarella. Uscendo però dalla suggestiva poiesis di mitologia e cinema, e tornando a badare, magari un po' più prosaicamente, alle questioni calcistiche, ci accorgiamo di come il 4-3-1-2 di Marco Giampaolo, quintessenziale e moderno al tempo stesso, sia una delle chiavi interpretative più valide per spiegare il successo del 36enne attaccante stabiese, al di là ovviamente dell'ispirazione e della stamina infinite del giocatore. I movimenti in verticale infatti delle mezzali doriane, in particolare di Praet, con il belga ad alternarsi soprattutto con chi in campo tra Ramirez e Saponara, in posizione di trequartista, e, in misura leggermente inferiore, con i più "conservativi" Ekdal e Linetty, uniti al lavoro di "boa" da parte dell'altra punta (che contro il Toro, quanto meno dal 1', dovrebbe essere Defrel, in vantaggio su Gabbiadini), consentono alla Quaglia una maggior libertà di movimento, portando via gli avversari in marcatura, e impegnando i rinforzi da centrocampo nei raddoppi. Un "falso tridente" dimostratosi finora letale, che vede i blucerchiati quarti del torneo in quanto a reti segnate (secondi in trasferta, sopra la Juve e dietro solo all'Atalanta). A tutto ciò, oltre naturalmente al pacchetto difensivo, dovranno prestare particolare attenzione i mastini Rincòn e Lukic (quest'ultimo ancora una volta in ballottaggio con Meité), e i laterali, De Silvestri e Ansaldi.