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AAA Cercasi un po' di dignità, urgentemente

di Elena Rossin

Lo scaricabarile sembra essere l’atteggiamento che tutti hanno deciso di adottare al Torino. Nessuno accetta di assumersi la responsabilità di una stagione che non ha portato i risultati auspicati. Per la verità due persone il coraggio di dichiararsi pubblicamente responsabili degli insuccessi lo hanno avuto: Franco Lerda, che ha sempre difeso i suoi giocatori, che non ha mai cercato alibi negli infortuni, nelle direzioni arbitrali e negli ingaggi di giocatori non sempre adatti alla sua concezione del gioco del calcio; e Gianluca Petrachi che non si è mai lamentato del quasi inesistente budget a disposizione per allestire la squadra e dell’obbligo di sfoltire la rosa zavorrata da calciatori, arrivati prima del suo ingresso in società, non più graditi, ma con ingaggi eccessivi e poco mercato e che ha ammesso di aver scelto lui gli attuali giocatori. Papadopulo, ovviamente, è esente da questo discorso perché è l’ultimo arrivato, ingaggiato proprio nella speranza di agguantare in extremis i playoff e così aggiustare la stagione.
 

I calciatori, invece, non hanno per nulla gradito che il direttore sportivo sottolineasse che anche loro erano responsabili della situazione, che il nuovo allenatore - non ha nemmeno un secondo da perdere visto l’esiguo tempo rimasto, undici partite - avrebbe improntato le sue scelte su giocatori che avessero dimostrato di essere disposti a seguire le sue indicazioni, concentrandosi sul lavoro senza farsi distrarre da nulla e che i tifosi contestassero con fischi e insulti le pessime prestazioni in campo e l’atteggiamento troppo rinunciatario di fronte alle difficoltà, ritenendo che le parole di Petrachi e Papadopulo avrebbero favorito la contestazione dei supporter, come se quest’ultimi non avessero gli occhi e la capacità di giudicare da soli. Anziché arrabbiarsi con il mondo intero un bell’esame di coscienza sarebbe stato più opportuno e senza lamentarsi con amici, familiari, procuratori, conoscenti e quant’altro rimboccarsi le maniche, lavorare sodo per scendere in campo determinati a vincere e dimostrare con i fatti di saper reagire alle critiche.
 

Da ieri pomeriggio la squadra è in ritiro a Roma, alla Borghesiana, in vista della partita di sabato con il Frosinone - penultimo in classifica con ventinove punti frutto di sei vittorie, undici pareggi e quattordici sconfitte, trentadue gol fatti e quarantasei subiti; di quest’esiguo bottino in casa le vittorie sono state quattro, i pareggi sette e le sconfitte cinque, i gol realizzati sedici e quelli incassati diciotto – il tempo e la tranquillità per riflettere ci sono, ma soprattutto per decidere se si vuole reagire, perché la forza interiore o c’è o non c’è e non esiste allenamento che la possa forgiare. La dignità impone che se la forza interiore c’è va tirata fuori, se non c’è bisogna dirlo sinceramente.
 


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