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La stampa varesina si burla del Padova...

di Giulia Borletto

Quanto accaduta qualche giorno fa tra Padova e Torino, ha destato molto scalpore in tutto l'ambiente calcistico. La sconfitta per mano del Varese, ha scatenato l'ironia della stampa locale varesina. Questo è un articolo riportato dal quotidiano La Provincia di Varese, articolo deciamente "ironico"...

"Permettetecelo, concedetecelo: volevano vincere, e invece… Il Varese gela il sangue a un mattatoio di novemila persone che per un’intera partita ha pensato solo a fare la vittima, a giocare contro avversari invisibili (il Toro, gli arbitri, il Palazzo) e a vomitare bile. Il Varese gela il sangue a chi pensava che bastassero due espulsioni, quattro infortunati, decine di fischi sospetti a farne un agnello sacrificale sull’altare della cieca furia padovana. Il Varese gela il sangue con una prestazione maiuscola, non solo cuore ma tanto gioco, mille occasioni e un respiro che non ha smesso mai di battere nemmeno quando mancavano due minuti e mezzo al 93′ e un’altra squadra, girandosi, si sarebbe messa a fare la conta. Fuori Kurtic, fuori Corti, fuori Neto, fuori Pettinari, fuori Maran, fuori Pucino: fuori tutti ma dentro una cosa che tutti gli altri non hanno. La capacità di essere in pochi ma di stringersi così forte attorno a quei pochi da riuscire a battere tanti, ieri tutti.

Il Padova è arrivato una volta o forse due davanti a Bressan, ma è rimasto a lungo schiacciato dalla gigantesca cappa di vittimismo da esso stesso invocata. Quando decidi di giocare contro una squadra, un presidente, un giudice sportivo, un arbitro che non ci sono, insomma contro tutti, poi ti restano poche energie per tentare di battere anche il Varese. Talmente poche da doverti aggrappare a un fuorigioco non fischiato a Cacia da cui nasce l’angolo del gol, per non parlare di altri episodi (il rigore su De Luca, il primo giallo a Pucino). In pratica, segni facendo quello che rinfacci di fare agli altri: rubacchiando. Seguendo la linea rossa delle proteste che hanno portato novemila persone a urlare «Toro menta, Toro menta» o «ladri, ladri» per novanta minuti, anche noi a un certo punto avremmo dovuto alzarci dalla tribuna e rimbeccare a tono. Ma non l’abbiamo fatto, perché mentre gli altri erano intenti a bruciare l’agnello sacrificale biancorosso, noi siamo andati avanti a credere nel calcio, amandolo e rispettandolo. E alla fine ci ha premiato".
 


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