La vittoria della volontà
Fonte: www.alessandrorosina.it
Vince il Toro, evviva il Toro.
Dopo la Fiorentina in Coppa Italia, anche il Napoli si arrende alla forza di volontà dei granata.
Come a Firenze la squadra di Cairo mette in cascina tre punti ed un successo meritato, perché delle due contendenti in campo il Toro, molto più del Napoli, è stato quello, che ha mostrato quel qualcosa in più che alla fine fa pendere la bilancia a tuo favore.
Ed il Toro lo ha fatto senza poi soffrire più di tanto l'avversario, badando, è vero, perlopiù a fare le cose come andavano fatte, regalando poco allo spettacolo, ancora di meno all'avversario.
Una partita che non si può definire bella ma sicuramente intensa, dove l'unico squillo di tromba è stato regalato alla platea dal Toro, che nell'azione del gol vede quasi mezza squadra artefice e protagonista, con Dzemaili bravo a conquistare e difendere un pallone sull'out destro, Amoruso in versione uomo assist, Rosina cecchino quasi infallibile che colpisce il palo, e Bianchi rapace d'area di rigore che intercetta e trasforma in oro il lavoro dei suoi compagni.
Allora ti aspetti la reazione del Napoli, e lo scopri troppo fumoso, ti ritrovi invece il Toro, a tutto campo, con tutti gli effettivi, senza sbavature, senza incertezze, squadra e collettivo.
Vedi in attacco Rosina ed Abate pronti a tagliare in lungo il campo, Amoruso prima e Stellone poi, contendere palloni impossibili che restano quasi per miracolo sui piedi dei granata; ti ritrovi con il centrocampo che randella, corre, conquista palle sporche, offre il petto ed il cuore, ardore e polmoni, con un Dzemaili che cresce con il passare dei minuti, e con lui cresce tutto il reparto; ti entusiasmi per una difesa che non regala niente, sia al centro con Natali e Pisano padroni dell'area di rigore, sia con Di Loreto ed Ogbona che non solo presidiano fisicamente la loro zona, ma, di fatto, sovrastano in tutto gli esterni del Napoli.
Difesa, centrocampo ed attacco, un passo avanti per tutti con una leggera prevalenza per il pacchetto difensivo, e per dirla tutta, con le parole del WAN, i veri progressi si sono visti in difesa.
La partita ci mostra un Toro contratto per quasi tutto il primo tempo, ma questo rientra nella logica del calcio, quando i risultati non arrivano è difficile entrare in campo sereni.
Nonostante questo, quel Toro che vedi bloccato nelle intenzioni, non subisce il Napoli, che poi è la terza forza del campionato, ma lo controlla con relativa facilità.
La squadra di Reja sembra invece afflosciarsi su se stessa, ed è capace di impegnare Sereni unicamente con tiri da fuori, più per inerzia che per reale laboriosità degli azzurri.
Tutto questo fino a quando il Toro non prende il possesso del centrocampo, un possesso fisico e mentale, che dà facoltà ai giocatori del Napoli di giocare solo i palloni che non contano, quelli che fanno statistica e nient'altro, con il Toro che invece comincia a pungere sugli esterni mettendo in condizione Bianchi per ben due volte di colpire da posizione invitante.
Nel secondo tempo Novellino cambia il Toro, pur non variando gli interpreti.
Rosina ed Abate tornano nelle loro fasce di competenza, Dzemaili si sposta dieci metri più avanti, ed Amoruso divide con Bianchi il peso dell'attacco nei sedici metri che contano.
Il gol non è un caso, fateci caso, i protagonisti sono proprio questi, ognuno fa quello che sa fare nella posizione che preferisce, quindi giusto il momento, giuste le modifiche in corsa del tecnico.
Per il resto della partita ci pensano centrocampo e difesa, senza però mai rinunciare ad offendere.
Flavio Bacile