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Molto Torino, poco Toro...

di Marina Beccuti

Lo sciropparsi: Verona, Castellamare ed Empoli in un mese dà l'idea di una squadra tanto "fica"quanto improduttiva e se Ventura dice alla vigilia delle partite con le piccole che siamo alla prova verità io gli credo ed il campo purtropo gli dà ragione perchè non è contro il Doria, dove è facile caricarsi, quanto contro l'Empoli che dimostri di esserci.
La squadra è ancora troppo timida ed insicura e si adatta troppo a quella avversaria risultando incapace di imporre il proprio gioco e dove il " frullare il pallone" diventa solo compitino geometrico non accompagnato da rabbia agonistica creando pura deresponsabilizzazione collettiva ed uno scaricarsi di energie anzichè moltiplicarle in uno sforzo offensivo.
La squadra è capolista ma sembra non crederci, ne risultano prestazioni poco autoritarie e dove la sana umiltà si trasforma in fetida paura e sono sicuro che se affrontassimo il Barcellona ne uscirebbe un partitone, incontrando l'Empoli ne esce una schifezza senz'anima.
E' palese che la squadra non è ancora autonoma: guarda ed ascolta con la punta dell'orecchio un imbufalito Ventura senza avere quegli istinti animaleschi reattivi che fanno di una squadra un Toro e che arriveranno di confronto in confronto, c'è da dire in proposito che Ventura ha molto ammaestrato i suoi e si affida molto al campo affinchè la "bestia torni ad essere " e tutti ci auguriamo che la pazienza gli dia ragione.
Altro problema annnoso è l'incapacità a concretizzare pericolose (poche è vero ad Empoli), e quì la colpa è anche un po' del Mister che ci mette l'unico bomber vero sempre in panca per sfoderare esperimenti (Antenucci e Meggiorini) forse più utili a promozione raggiunta od in precampionato.
Questi esperimenti sono anche propedeutici per far crescere la coscienza tecnica della squadra affinche non ci si affidi solo alle ali ed un centravanti classico ma a volte pare un comportamento azzardato.
Il risultato è il medesimo: Il Torino continua ad essere molto Torino e purtroppo molto poco Toro...
Adesso Ventura sarà contento perchè si premonisce sempre dicendo: "chissà cosa succede se per caso ne perdiamo una..."eccolo servito, a credere che queste esperienze formative se le procuri quasi da solo come un parafulmine un po' masochista, un predicatore che lascia un po' nella bagna i suoi fedeli senza sfoderare un miracolo salvatutto aspettando che sia il campo a produrlo.
Resta il rammarico per l'affermazione a fine partita di mio fratello , che è doriano (Genova e Torino si mischiano con gioia nella mia famiglia), :"non me l'aspettavo un Toro con le balle così molli".
Ha centrato il punto: il Toro c'ha le balle moscie, niente di più ne' di meno ed al di là dei 6-0 siamo sempre lì: ancora poco Toro.
L'idea che il gruppo si sia formato ma non sia ancora Toro lo dice anche l'età anagrafica di molti atterrati in un cantiere aperto quale è la rinascita dello Spirito Toro ed è inevitabile che si sentano appagati sia dal portare la gloriosa casacca del Torino sia dall'essere capolisti, ma se si vuole crescere e raggiungere:  uno la serie A e due restarci in pianta stabile, bisognerà incominciare a pensare da Toro:
a pensare famiglia, lotta furibonda, ad avere la coscienza di essere soli sul terreno senza aiuti che è sorte invidiabile e condivisibile con la maggior parte degli italiani e che fà di Noi forse la compagine più amata dagli sportivi penisulari.
Manca la picca del voler dimostrarsi Toro per se stessi prima di tutto, la voglia di essere parte di un cuore che si getta oltre l'ostacolo e la goia di sentirsi cuore che pulsa e lotta e dove ogni metro guadagnato è frutto della propria passione, è una coscienza che trascende i valori sportivi e li innalza sull'altare dell'umana dignità, è cosa per pochi è cosa da Toro.
Siamo cattvi ed esigenti a Torino, dicono (e mi vien da ridere), ma solo perchè pretendiamo impegno e dignità che sono la conseguenza dell'essere Toro.
Se l'immenso manitou Ventura e l'ambiente aiuteranno a ritrovare quella coscienza allora si potrà riparlarne e parlare di Toro ben sapendo che si disquisisce di qualcosa di certo, di assodato, di cui andare fieri e dove il commentare il risultato della partita o la prestazione del singolo diventano pura gioia e spunto per virtuosismi lirici, ricami di parole, dipinti picassiani nel grigio di un bar altrimenti tutto sarebbe noia, banallità che si uniforma alle pareti del bar medesimo, perfino un 6 a 0 sarebbe assorbito dalla spenta ed abusata moquette.
Lavoriamo tutti per fare germogliare quel grumo di coscienza taurina nei ventidue mutandati granata, allora quando il germe sarà pianta in piena fioritura saremo soddisfatti ed i giocatori anche una volta trovato qualcosa di più che una posizione in campo,
per adesso mi girano e faccio una smorfia come Ventura, un po' arrabbiato un po' insoddisfatto... Andrea Morè