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Torino, lo sport malato di questa città

di Marina Beccuti

Ci si potrebbe chie­dere se la crisi di una città si possa comprendere anche os­servando il mondo dello sport. Se è così, in questo momento allora Torino non sta bene per niente, così come il suo sport, decisamente malato.Quanto accaduto ieri pomeriggio alla Sisport, con i tifosi del Toro che hanno fatto letteralmente irruzione durante una conferenza stampa, lanciando bombe carta e, poco dopo, bersagliando il bus della squadra con delle uova, sembra un inquietante replay di quanto avvenuto allo stadio, l’ultima domenica di cam­pionato, dopo la sconfitta della Juve con il Catania.

Urla, cori, fumogeni, un vero e proprio stato di assedio.
Lo sport torinese è sotto assedio. Monta lo scontento: e la contestazione non riguar­da solo il gioco o i risultati che non arrivano, ma passa direttamente all’at­tacco dei “piani industriali”. Non per niente in casa granata il più contestato è proprio il presidente Urbano Cairo. Sulla sponda bianconera i supporter lamen­tano un impegno concentrato sul nuovo stadio e una “distrazione” palese nello scegliere gli uomini necessari alle vittorie sul campo. L’eliminazione dalla Cham­pions fa male. Così come ai cugini fa male vedere il campionato di serie B trasfor­mato in calvario, da quella cavalcata trionfale che invece ci si attendeva.
E negli altri settori? Si sogna con gli appuntamenti internazionali di basket, ma una squadra di livello manca da tempo immemore. Nel calcio a 5 si fatica nella seconda divisione. Mentre poco lontano - a un’ora di macchina - c’è il modello Novara: con la serie C affrontata con il piglio degno di campionati mag­giori, con giocatori di livello e investi­menti strutturali come quello per il mo­derno centro di allenamento, e il sogno di tornare grandi. Se accadrà, sarà il premio per chi ha saputo pianificare guardando lontano, ma senza perdere di vista il presente. Un esempio per chi, oggi, è nel mirino dei contestatori?

andrea.monticone@cronacaqui.it


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