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Toro, fermati subito

di Marina Beccuti
Fonte: Alessandrorosina.it

Devo dire in tutta onestà che scrivere questo pezzo mi è costata molta fatica, perché me il Toro rappresenta qualcosa in più di una semplice squadra di calcio, e lo sgambetto di Catania mi risulta pesante da digerire, un pugno nello stomaco, una caduta che ha preso forma in novanta minuti difficili, com'è difficile accettare che il Toro sia questo, solo questo, una squadra di calcio e nulla di più.


Una squadra che quando sembra sul punto di spiccare il volo, e non certo per orizzonti incontaminati, resta sempre bloccata sui blocchi di partenza, tra sfiga, errori arbitrali, ed incapacità propria, e dietro l'angolo ti ritrovi sempre l'ennesima partita della vita, da vincere per non affogare.

La partita di Catania, contro una squadra messa veramente bene in campo, quindi complimenti a Zenga, ha mostrato a mio parere un Toro, molto meno Toro di quanto qualcuno se l'aspettasse, una squadra che si è praticamente persa in una serie di equivoci tattici o umani che siano, ed errori difensivi grossolani, nonché gratuiti, cosa che aumenta l'amarezza per una sconfitta difficile da definire.
Un Toro quadrato, roccioso secondo le statistiche, che non ha saputo ripetere la buona prestazione casalinga fatta contro il Palermo, anche perché il Catania vinta la battaglia sulle fasce, ed ingabbiato Dzemaili, con raddoppi sistematici, ha praticamente chiuso le fonti di gioco dei granata, potendo cosi scatenare il suo fantasista, ironia della sorte, Mascara, uno che contro il Toro trova sempre il modo per lasciare il segno.

La squadra di De Biasi si è così "accontentata" di giocare unicamente di rimessa, lasciando di fatto campo al centrocampo etneo, che sulla carta era in inferiorità numerica, ma che in realtà ha sempre vinto i duelli che contano, riuscendo ad innescare il proprio potenziale offensivo.
Questione di coperte, a volte troppo lunghe, a volte troppo corte.
Una squadra il Toro, difficile dirlo, ma purtroppo corrisponde alla realtà, che ha dovuto cedere il passo ad un Catania caparbio, concentrato, per certi versi anche tignoso, ma che ha avuto il grande merito di credere alla vittoria fino in fondo, un Catania con carattere Toro, e non solo per i tre punti.
Non è stato un Toro "coraggioso" quello visto in Sicilia, e per dirla tutta neanche bello da vedere, di certo non è stata la squadra "coraggiosa" che il tecnico cercava, ma il coraggio ha tante facce, sicuramente più delle due sole che ha una medaglia, mentre nel calcio se non vinci quasi sempre perdi, il pareggio è solo un incidente di percorso, non si cerca, si trova.

Dal punto di vista del gioco non si è visto tanto, sicuramente meno di quanto si sperava, l'impegno e l'abnegazione invece non è mancata, ma sul fatto che il Toro è costituito da ottimi professionisti non avevo nessun dubbio, e non era questa la questione in dubbio.

La partita di Catania quindi, per me, rappresenta un'involuzione, ma non solo dal punto di vista del gioco, giacché si sono ripresentate amnesie difensive, scaricate, erroneamente prima, come dovute essenzialmente al modulo, troppo offensivo per i puristi del calcio all'italiana.
È stato un Toro "operaio", che si è permesso il lusso di lasciare in panca "l'ariete" cercato per tutto il mercato estivo, Bianchi, "il lanciere" che con una prodezza aveva risolto la partita contro il Palermo, Saumel, e con il suo "arciere" in campo solo per una manciata di minuti, quelli finali, con il Catania che aveva trovato il vantaggio definitivo, Rosina.
Vero che gli assenti hanno sempre ragione, ma se Rosina (8 presenze su 12 partite, ma solo 371minuti giocati - ieri appena 8 ) paga il derby giocato male, anche se veniva da un infortunio lungo circa un mese, e Saumel un modulo che vede solo due centrocampisti di ruolo in campo, di Bianchi si è persa ogni traccia.

Detto che io Rosina lo vorrei vedere sempre in campo, è una mia debolezza per un giocatore che ritengo straordinario, e solo nel Toro, ma capisco che questo non possibile in eterno, di Bianchi mi ha stupito la così rapida esclusione dalla formazione titolare, pur riconoscendo a Stellone l'ennesima ottima prestazione, ma Bianchi resta una capitale importante da tutelare, mentre di Saumel mi aspettavo una riconferma per meriti acquisiti.
Domenica c'è Torino-Milan, posticipo della tredicesima giornata, una partita difficile per il Toro di GDB, una partita che bisogna preparare quasi fosse una finale di coppa, in una settimana che si annuncia non facile, il rischio di scivolare nuovamente nel baratro delle incertezze è grosso, l'insidia dietro l'angolo.
Chiunque giochi lo farà al meglio delle proprie possibilità, e per il Toro e GDB torna l'ora della verità.


Flavio Bacile


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