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Toro, voglia di vincere

di Marina Beccuti
Fonte: www.srweb.eu

Sono passati 14 anni … come vola il tempo!

 

Da giorni sentiamo continuamente ripetere questa cifra e a furia di sentirla abbiamo iniziato a pensarci seriamente: a parte gli anni in cui non si poteva proprio, è veramente passata una vita da quando uscivamo dallo stadio camminando su di un cuscinetto d’aria che ci trasportava a casa senza fatica.

 

“Abbiamo visto cose che voi umani” … così potrebbero tranquillamente dire i tifosi del Toro, dopo tutte le peripezie passate, navigando fra i Pusceddu ed i Dorigo, fra i Magallanes e gli Osmanovski, per non parlare dei Capitani Coraggiosi che si sono succeduti alla proprietà dell’espressione giocata del granatismo.

 

Quattordici anni lunghissimi che ci farebbero dire che sarebbe quasi ora di azzerare il timer del conteggio, il quasi è messo bell’apposta per pagare il giusto tributo alla scaramanzia.

 

Di colpo dopo che il grande illusionista nerazzurro ha recitato il suo verbo, il Derby della Mole è passato da partita della nostalgia a campo di prova per valutare le verità pallonare.

 

Farina, arbitro che porta discretamente bene al Toro, si ritrova così nel simpatico ruolo di cavia: avrà addosso gli occhi di tutti e di sicuro, per un motivo o per l’altro riuscirà a scontentare qualcuno, cioè chi perderà.

 

Sull’ingerenza di Mr. Mou sugli affari del calcio Sabaudo abbiamo già detto in altre occasioni, quello che vorremmo sottolineare oggi è come ancora una volta per valorizzare un “prodotto” torinese o piemontese, ci voglia qualcun altro.

 

Come è successo per tantissime cose dalla Capitale d’Italia, alla Rai, al Cinema, alla Moda, passando per le esposizioni universali, al conteso salone del libro e presto anche a Slow Food, ma anche per il calcio, ci vuole qualche “forestiero” per valorizzare un prodotto tipico della capitale del barocco: se Mou non avesse detto quello che ha detto, qualcuno al di fuori delle mura cittadine si sarebbe accorto di questo Derby?

 

Confinati nel loro stereotipo i tifosi granata aspettano da quattordici anni di uscire dal guscio, aspettano, dalla fine degli anni ’70 di smetterla di fare le comparse.

 

Il Toro la seconda squadra di tutti, il povero contro il ricco, l’operaio contro il padrone, gli indiani contro i soldati blu … insomma diciamocelo gli sfigati contro quelli a cui va tutto bene. Anche il Leonardo da Vinci del calcio, il Macchiavelli della tattica ci confina nel nostro amato (?) clichè, per un motivo o per l’altro condannati a perdere.

 

Ecco sono passati questi pallosissimi quattordici anni, riferiti solo al calcio ovvio, le soddisfazioni i tifosi se le sono dovute andare a prendere o camminando per le vie del centro in 50.000, o con il Mantova, ma oggi almeno fino a stasera alle 20.30 il pensiero di cambiare qualche cosa ci culla, dopo aver fermato l’Inter in casa sua ci piacerebbe tanto fermare la Juve in casa nostra.

 

Così solo per nostra soddisfazione, solo per gusto di rinascita, per bisogno di punti e non perché caricati dal grande imbonitore, non perché il pifferaio magico di via Montenapoleone ha suonato la carica, cercando di nascondere il fatto che la sua invincibile armada si sta mascherando da armata Brancaleone, vorremmo tanto dimostrare qualche cosa per Noi questa sera.

 

Se poi saremo costretti a rimandare ancora una volta l’appuntamento, pace!

 

Certo che ogni tanto qualche soddisfazione ci starebbe bene, compreso uno Stadio che possa contenere in certe occasioni non diciamo tutti i tifosi del Toro, ma almeno un po’ più di 20.000 fortunati … intanto abbiamo tirato fuori tutti gli amuleti, compresa la bandiera granata con il cuore bianco che la mamma ci aveva cucito nel ’76 … quella delle grandi occasioni!

 

Come diceva Rocco : “Sperem”, come si dice alle Cantine Risso “Speruma”.

 

 

GMC & CC
 


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