Benvenuto a Mancini, nuovo ct dell'Italia. Ma Agroppi stuzzica: "Non ha il patentino e gli hanno dato l'Italia"
Roberto Mancini è il nuovo ct dell'Italia. E' stato presentato oggi a Coverciano ed è il successore di Gianpiero Ventura sulla panchina azzurra. Una scelta positiva, senza dubbio, il ct è ancora giovane, ha esperienza e da buon ex numero dieci, dovrebbe prediligere un gioco meno tattico e più fantasioso, com'è stato lui da giocatore. Un grande attaccante, uno tra coloro che ha permesso alla Sampdoria di vincere uno scudetto, quando in Italia ancora si poteva e, qualche volta, il campionato impazziva per permettere alle non solite note di prendersi qualche soddisfazione.
Da allenare ha avuto ottime esperienze all'estero, come al Manchester City, dove ha riportato lo scudetto dopo anni di sudditanza al cospetto dello United. La sua carriera iniziò proprio in Inghilterra, quando divenne giocatore-allenatore del Leicester. Poi l'allora presidente della Fiorentina, Vittorio Cecchi Gori, ebbe l'intuizione di riportarlo in Italia come successore di Fatih Terim. L'ultimo trofeo vinto dai viola fu proprio la Coppa Italia nel '91, con la squadra allenata dal Mancio. Poi cominciarono le sciagure di VCG e Mancini diede le dimisisoni, con la Fiorentina che fallì qualche mese dopo.
Mancini però continuò ad allenare, senza prendere il patentino a Coverciano e questo fatto ha sempre fatto sussultare gli altri allenatori. Perchè Mancini è da tutti considerato un privilegiato, per non dire un raccomandato. In effetti, se ci sono delle regole, queste vanno rispettate. Secondo alcuni il patentino alla fine gliel'hanno regalato, senza che frequentasse il corso, come hanno fatto gli altri colleghi. Magari sulla faccenda si vorrebbe maggiore trasparenza. L'ha preso o no il patentino? Ha frequentato o meno il corso?
Secondo Aldo Agroppi, che ha la lingua lunga, al Salone del Libro di Torino, mentre presentava la sua ultima fatica letteraria, ha proprio sottolineato l'anomalia. "Non poteva allenare i club, adesso gli hanno dato l'Italia", aggiungendo che sarebbe stato meglio lui come ct o al limite tornare a Sacchi. Ovvio, era una provocazione.
Mancini è un buon allenatore, elegante, raffinato, intenditore di calcio, ma da ct dell'Italia deve essere trasparente, così potrà zittire i detrattori e lavorare finalmente in pace, come merita. Non che in Italia sia un demerito essere considerati dei raccomandati o far finta di avere una laurea, magari comprata in qualche ateneo sconosciuto. Però in caso di insuccesso figuriamoci le cattiverie gratuite.