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Bonesso, il bomber dei derby, punta su Basha: "L'ho allenato e so quanto vale"

di Marina Beccuti

In questi giorni di fermento per il ritorno del derby di Torino, Loris Bonesso è un personaggio che porta con sé ricordi lieti delle stracittadine che furono, infatti fu uno dei bomber che segnò nel famoso 3-2 per la vittoria granata nel 1983 in rimonta (il suo fu il secondo centro, ndr), una delle poche ottenute contro i rigatini, ormai quasi trent’anni fa. Che ricordi può avere un giovane calciatore che si trova a 14 anni a varcare il portone del Filadelfia e poi a 17 anni viene catapultato a giocare a fianco dei suoi idoli? “Chiaramente un’emozione indescrivibile anche perché quel derby poi è passato alla storia ed esserne stato uno dei protagonisti è ancora oggi una gioia indescrivibile. Il fatto che dopo trent’anni da quella partita se ne parli ancora vuol dire che ha lasciato un grande ricordo. Ma non va dimenticato nemmeno il derby dell’anno prima, dove segnai, ma quello fu tutto un altro risultato, finì infatti 4-2 per la Juve, per questo se ne parla meno”. Si discute tanto dei derby passati perchè purtroppo il Torino non ebbe più la forza di contrastare la Juventus per le note vicende societarie che si sono susseguite.


Bonesso, brianzolo ma romagnolo d’adozione (e si sente dall’accento che ha preso), attualmente lavora per la Federazione di San Marino e allena gli Under 12. Così racconta il suo passato in granata: “Arrivai a 14 anni, proprio l’anno dello scudetto. Facevo il raccattapalle e potevo vedere all’opera quei grandi campioni. Figuriamoci quello che provai quando a 17 anni esordii in A al loro fianco. Un qualcosa che avevo sempre sognato e si era avverato”. Bonesso ci tiene a sottolineare di essere stato un castigatore dei gobbi: “Nei miei anni delle giovanili segnai ben 19 volte contro di loro”, insomma aveva proprio i bianconeri nel suo mirino e, come gli abbiamo detto nel corso dell’intervista, forse sarebbe il caso di mandarlo in campo sabato sera.


Per Bonesso (e non solo per lui) il suo calcio era molto diverso da quello attuale: “E' cambiato parecchio nel corso degli anni, è difficile fare paragoni con questo, non solo nel rettangolo di gioco, ma soprattutto fuori, l’ambiente circostante è completamente diverso. Io ad esempio non avevo procuratori. All’epoca ti facevano solo un contratto annuale, ogni stagione te la dovevi sudare per poi essere riconfermato l’anno successivo. Oggi un ragazzo di vent’anni che fa bene una stagione strappa subito il contratto della vita”. Bonesso è stato sfortunato perché, a causa di problemi fisici, si è ritirato a soli 28 anni: “Nel periodo in cui un calciatore dà forse il meglio di sé, grazie all’esperienza acquisita”. Tuttavia l’ex giocatore granata è sempre rimasto nel mondo del calcio, soprattutto seguendo le giovanili e nel frattempo si è anche laureato all’Isef: "E' chiaro che i ricordi legati al Torino rappresentano il top della mia carriera. Ad esempio non posso dimenticare l’anno in cui con Giacomini segnai otto gol in serie A”.


Non si può non chiedergli cosa ha rappresentato per lui il Filadelfia: “Ricostruirlo è come ridare l’anima al Torino. Io sento ancora il profumo del legno degli spogliatoi, mi è rimasto dentro. Me lo sentirò dentro per sempre”. Bonesso ha anche allenato Basha: “Un ragazzo in gamba, simpatico, a modo, che si dà da fare. Sicuramente è uno che al Toro ci sta bene. Ho anche allenato Biagio Pagano e Daniele Vantaggiato, ma loro, sinceramente non avevano l'approccio da Toro”. Bonesso è stato anche vicino a diventare osservatore granata per la zona della Romagna, un paio di anni fa, ma poi non se ne fece nulla.


Ieri sera è stato ospite di una delle tante feste di contorno ideate come rito propiziatorio per il derby di sabato: “Speriamo porti bene, anche perché ci siamo ritrovati con alcuni vecchi compagni”. Bonesso ha un figlio che ha cercato anch’egli di fare il calciatore, ma poi ha dovuto lasciare per problemi fisici, ora lavora nel campo della moda. Tra i suoi ricordi, ai tempi del Rimini, l'ex attaccante granata rammenta anche di aver battuto il Pisa di Ventura nei playout, quando tra i toscani, oltre all’attuale mister, c’erano pure Petrachi e Cerci. “Il 4-2-4 è un modulo un po’ rischioso che aveva avvicinato anche Conte, ma poi ha deciso di modificarlo. Ventura è molto affezionato a questo schema e bisogna dire che comunque il Toro attua un buon gioco, diciamo compatto, dove fa bene in difesa. E’ vero che segna poco, ma comunque gli attaccanti hanno il loro spazio, anche se ovviamente devono giocare a tutto campo e non stare fermi in area ad aspettare l’imbeccata. Brighi e Gazzi sono sicuramente giocatori che fanno una grande quantità di lavoro a centrocampo”. Anche noi abbiamo fatto il nostro rito propiziatorio, parlando con uno che di gol alla Juve se ne intende. Speriamo sia di buon auspicio.


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