Brighi: "Ho fatto cambiare idea a Ventura dimostrando il mio valore"
Fonte: La Stampa
Dopo un inizio di stagione difficile Matteo Brighi è diventato un leader insostituibile del Torino. Di seguito vi riportiamo un' intervista de La Stampa al centrocampista granata dopo il successo di domenica sera contro la Lazio.
Brighi, questo è il suo momento migliore nel Toro dopo quel che ha vissuto?
«Sì, cerco di fare quello che mi chiedono. Quando mi fanno giocare, cerco di dare il massimo. Quando non mi fanno giocare, tifo per chi gioca».
C’è stato un momento in cui ha pensato di andare via quando non giocava più?
«Quando non trovi spazio, non si trova».
Allora che cosa è cambiato?
«Per me nulla. Bisogna vedere se qualcuno ha cambiato opinione».
La sensazione è che lei, quando ha avuto la nuova occasione a gennaio, l’ha sfruttata…
«La caratteristica di questo gruppo è che chi ha l’occasione di dimostrare, dimostra il proprio valore. Siamo in tanti e tutti vogliono giocare».
Quanto aspettava questa vittoria il Toro?
«I tre punti ci mancavano davvero. Adesso siamo a +11 punti dalla retrocessione: sono onestamente tanti, anche se non c’è la matematica per la salvezza. E sappiamo che il calendario davanti a noi è difficile».
Neanche la neve vi ha fermato…
«Purtroppo il campo non ci ha permesso di fare quello che abbiamo provato in settimana. Aver lasciato gli avversari in dieci è stata una spinta in più, una mossa che si è rivelata determinante: un aiuto giusto».
Per lei era un derby quello con la Lazio, visto che è in prestito dalla Roma. La soddisfazione è doppia?
«Sì, sono contento che la Roma abbia agganciato la Lazio in classifica con la nostra vittoria. Sono felice per chi c’è in giallorosso, per i nuovi e per chi è rimasto: che sono pochi, ma buoni. Totti non mi stupisce, sono contento che hanno raddrizzato la stagione e l’8 aprile c’è il derby. Stando lì quattro anni, non puoi non essere tifoso della Roma».
A proposito di tifo, lei indossa sempre il cappellino della Nazionale azzurra di baseball?
«Mi piace il baseball, i cappellini li indosso da sempre per questo: per passione. Li ho seguiti gli azzurri anche al Mondiale e mi spiace che siano usciti. Conosco anche il capitano Chiarini».
E’ solo un tifoso o anche un giocatore di baseball?
«Sì, mi piace. Da riminese c’è una tradizione e ci gioco ancora, d’estate con gli amici. Poca roba, diciamo che mi diverto di più nel calcio: è più facile e mi riesce meglio».
Giocando col baseball, se fosse un lanciatore… Chi vorrebbe eliminare dopo la Lazio?
«Se dico la Juve, poi chissà cosa succede… Dico un’altra grande, ne affrontiamo tante…».
Che tipo di finale di campionato si aspetta?
«Siamo tutti lì in classifica, adesso. Un mucchio di squadre a 35 punti, basta poco per cambiare: vinci e sei decimo, perdi e sei quint’ultimo. Il calendario nostro non è facile, ma le vittorie così danno fiducia e speranza di poter finire bene».
La cosa più bella del Toro?
«Il gruppo, è la prima cosa che si nota giocando qui. Ci sono tanti esordienti che però stanno dimostrando che si può fare bene senza nomi. Se vedevi le presenze ad inizio anno in A, erano poche. Ma tutti stanno dando il loro contributo».
Dall’alto delle sue 300 presenze in A, si sente più un fratello maggiore o un papà per questi debuttanti?
«Il gruppo è buono, se può giocare D’Ambrosio ahahaha».
Sembrate molto compatti dall’esterno…
«Sì, è vero. Io l’ho notato dal secondo giorno di ritiro: questo gruppo va avanti per la sua strada, non sentendo quel che viene da fuori. E nonostante la giovane età e la poca esperienza, crede in quello che fa e lo fa bene».