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Cairo, gli avvocati e quella strana eredità

di Marina Beccuti

In periodo di Carnevale sarebbe stata una bella burla, sotto Natale le cose sono più serie, dunque il fantomatico futuro “ereditiere”, che ha mandato in avanscoperta tre avvocati per chiedere a Cairo il Torino, potrebbe effettivamente esistere, ma che si tratti solo di eredità puzza un poco. Intanto Cairo, tra i suoi alti e bassi, ha comunque una società florida alle spalle, può avere entrate come perdite, ma i suoi bilanci sono pubblici e danno garanzia. Un’eredità, per ben ricca che sia, se la si investe nel calcio si rischia di sperperarla e di rimanere con un pugno di mosche ed il Toro è già fallito una volta, può bastare.

Quello che salta all’occhio è il nome di uno dei tre avvocati, Massimo Durante, ex presidente di Rinascita Granata, l’associazione che era nata ai tempi grami di Cimminelli e che si proponeva di intraprendere la strada dell’azionariato popolare. L’idea era rivoluzionaria in Italia, racimolare soldi tramite i tifosi per poi comprare il Toro, anche se la cifra non avrebbe mai potuto coprire le spese di una società di calcio, ma poteva proporsi di stare al fianco di una nuova proprietà, magari finanziando il settore giovanile o la ricostruzione del Filadelfia. L’opera non andò in porto nonostante che, il commercialista di Rinascita Granata, avesse contattato il Manchester United e il Barcellona per capire come si svolgeva da loro l’azionariato popolare che, in tempi di crisi per il calcio, poteva divenire una manna rendendo più partecipi i tifosi alla vita del proprio club anche a livello finanziario. Un’idea troppo moderna per il calcio nostrano.


Massimo Durante, validissimo avvocato torinese, non riscosse però molte simpatie tra i tifosi, perché, anche se in modo celato, si venne a sapere che è juventino ed è il difensore dei tifosi bianconeri quando si macchiano di qualche reato. Se c’è una cosa che i tifosi del Toro non perdonano mai a nessuno è di essere juventino, figuriamoci quando qualcuno di “loro” si avvicina alla società granata, come fu Cimminelli, che poteva anche vincere scudetti, ma pur sempre “gobbo” era. Che poi Durante sia un vero appassionato di calcio, non aiuta ad amarlo di più.


Non si capisce perché Cairo debba già vendere dopo soli tre anni e mezzo di dirigenza, anche se non si può dire che abbia salvato il Toro dal fallimento, avendolo acquisito dai Lodisti un mese dopo la sua fine ufficiale. A certuni Cairo viene visto con sospetto, in primis perché sta a Milano e non è vicino alle vicende torinesi, senza contare che è tacciato di essere accentratore di potere. Tutto questo depone a suo sfavore, ma quando c’è stato bisogno del suo intervento non ha mai negato la sua presenza, in più, essere accentratore, può anche avere dei risvolti positivi, perché si sa sempre chi è il vero interlocutore della società. Da qualche tempo si mormora che Cairo potrebbe passare la mano, si ha quasi il sospetto che qualcuno stia manovrando dall’esterno per stufare l’attuale presidente del Torino.

Suona un po’ strano che un noto quotidiano torinese abbia attaccato duramente la squadra granata e che, proprio sullo stesso giornale, i tre avvocati dell’ereditiere abbiano sollecitato Cairo a dare una risposta. Possibile che per chiedere lumi si debba sempre mettere di mezzo i media invece che prendere il telefono e chiamare direttamente l’interessato, senza tanti squilli di tromba? Cairo ha risposto che al 99 per cento non cederà, resta in bilico quell'uno per cento che potrebbe rappresentare il suo dubbio se continuare o meno vista l'aria che tira.


Per quanto ci compete chiediamo al presidente del Torino di non mollare, che ha ancora estimatori che credono in lui, anzi, cerchi di costruire una squadra vincente per dare scacco a tutti quelli che, ogni qualvolta c’è un soffio di vento contrario, cercano di mettere in subbuglio l’ambiente granata, tirando fuori qualche ipotetico acquirente.

Cosa pensi di questo fantomatico Mister X?

Scrivi a: redazione@torinogranata.it

 


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