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Cairo, ora si spiegano tante cose

di Marina Beccuti

Interpellato dal Tuttosport, Urbano Cairo ha risposto con un laconico: "Ora mi spie­go tante cose". Il suo è un sussurro amaro. Il presi­dente preferisce non andare oltre, tacere, forse per evitare altre incomprensioni, perchè avrà capito, con molta amarezza, che se nel calcio si dice quello che si pensa, si fa peccato, ti inforcano (la storia di Cecchi Gori e il fallimento della Fiorentina ne sono un esempio). Per questo Cairo chiude la comunicazione con un "Il calcio co­mincia a piacermi meno".

Parole sinistre che fanno pensare che Cairo potrebbe anche lasciare prima del previsto il Torino. Il presidente finora non ha ancora messo in mostra un progetto importante, ma è anche vero che lavorare nel calcio e fare bene, in modo onesto, è dura. Poi capita che uno si ritrova in B, per demerito della propria squadra, ma non solo, perchè non tutto è sembrato quadrare nel modo giusto, o meglio trasparente. La Menarini è sembrata quasi farsi beffa della sportività, come festeggiare una settimana prima e ammettere di avere un consulente come Moggi. Come fosse qualcosa di cui andarne fieri. Al posto di Cairo quanti di noi avrebbero il fumo alle narici? Sì, proprio quello che ha un toro vero scatenato nell'arena.

Non dimentichiamo che la squadra granata era buona, purtroppo non ha funzionato la guida tecnica però, se per una serie di partite, una dietro l'altra, ti annullano gol validi, non ti assegnano rigori sacrosanti, alla fine perdi fiducia, non in te stesso, ma negli altri. Perchè i santi non sono in paradiso, ma nell'inferno terreno e possono muovere le fila del sistema anche se inquisiti e condannati. Questa è l'Italia del calcio, questa è semplicemente l'Italia.  L'ha scritto anche l'Ocse: il calcio pare attirare attività criminali. 
 


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