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Declassati da valore aggiunto a peso, i tifosi granata meritano di più

di Alex Bembi

“Piazza difficile”. “Ambiente dove non si riesce a lavorare con serenità”. “A Torino bisogna pesare ogni parole, sennò montano un caso dal nulla”.

Sono solo alcune delle frasi che abbiamo sentito spesso dire a Giampiero Ventura, di professione allenatore nella Torino sponda granata. Eppure ieri sera dopo un umiliante 4 a 0 nella partita più importante per i tifosi, nel derby più sentito d’Italia dove la differenza di colori è anche una differenza sociale, di modi d’essere e di vivere, la “tremenda” piazza torinese non ha messo a ferro e fuoco la città, non ha bersagliato i giocatori né tirato uova e verdura marcia. Un segno di maturità della tifoseria che non si può non apprezzare: la violenza è sempre sbagliata e il giuoco del calcio ne fa volentieri a meno. Però se il massimo che monta dopo un'umiliazione simile è la protesta virtuale sui social network, viene difficile poi credere all’ambiente difficile, alla piazza impossibile. E quello che una volta era un valore aggiunto, la Maratona, il dodicesimo uomo in campo, viene fatto passare oggi quasi come un peso.

Ieri notte, nonostante l’umore fosse tra i più neri degli ultimi anni, un unico tifoso ha atteso davanti ai cancelli della Sisport il torpedone granata, che riaccompagnava i giocatori reduci dalla vergogna dello Juventus Stadium alle proprie automobili. Un solo stoico tifoso, peraltro armato di fogli A4 e nastro adesivo mica di molotov e accendino, ha sfidato il freddo della nottata torinese per esprimere la sua amarezza. Parole forti, ci mancherebbe altro, ma solo parole scritte con l’inchiostro di una stampante, mica con un pennello intinto nel sangue: “squadra di conigli con un tecnico indegno”. Questi i cartoncini appesi al portone del campo di allenamento, non le carote di Trigoria, figuriamoci scomodare le croci di Ascoli Piceno (tifosi dell’Ascoli eh, non i Kfy (Kill for you, uccidiamo per te) del Fenerbahce o i Millwall Bushwackers) e di Avellino piantate nel campo da giuoco nottetempo.

Eppure l’umiliazione di cui si sente vittima ogni tifoso granata dalle 23 di ieri sera è grande, enorme. Quel non giocare aggressivamente, quel senso di impotenza, mentre la Juve passeggia per il campo senza infierire, non ha nulla del rinomato Cuore Granata. E alla fine, sarebbe stato giusto parlare di dignità, cosa che l’ultima gestione granata ha saputo ridare a tutto l’ambiente. Questa volta però, niente allusioni a bandiere tirate fuori dai cassetti o richiami a Bilbao e Europa League, ma un semplice: “scusate”. Perché il 4 a 0 di ieri sera rimarrà nella storia del Toro come una macchia indelebile, esattamente quanto i risultati centrati da Ventura, che nessuno si sogna di negare.


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