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Derby, che passione

di Marina Beccuti

Flavio Bacile

So di poter dare il mio contributo - parole prima di un derby, che per il Toro conta veramente più di quanto i numeri possono dire, parole del capitano, parole di Alessandro Rosina, che non solo ci mette la faccia ma anche il cuore, perché veramente di bravo ragazzo si tratta, al di là di tutte le polemiche, al di là del fatto che lui rischia veramente di essere il grande colpevole quando le cose non vanno per il verso giusto, al di là di essere tifosi perennemente innamorati.


Allora prima di addentrarmi in quell’atmosfera magica che solo il derby sa regalare, mi preme sottolineare un altro passaggio di questa intervista, quella che si riferisce ai fischi, alla contestazione dei propri sostenitori, all’amore che diventa facilmente “odio”, alla celebrazione perenne del campione fino a quando rimane tale, al pensare sempre al bene e mai al male, al rimanere se stessi per onestà intellettuale.


“I fischi sono d’amore. Significa che la gente ci tiene, verso chi non ci si aspetta nulla c’è indifferenza”- e la gente ci tiene veramente a questo ragazzo calabrese, in tanti aspettano quel giocatore tutto istinto e passione, fuori forse dalla banalità che il calcio moderno richiede, fuori da quel livellamento verso il basso che tanto piace a quella moltitudine di dotti e sapienti, fuori da proclami altisonanti e titoli ruffiani a quattro colonne.

Eccolo il derby, rispunta anche quando ormai viene dato per morto, perché se da una parte, come dice Eugenio Corini: “...si prepara questa sfida con snobismo, quasi fosse una partita qualunque”, dall’altra “ C’è intensità, voglia, tanta applicazione, rabbia agonistica e la consapevolezza di non dover mollare mai”. Derby, sempre più derby, dalla dialettica ai fatti, dal “Voglio un Toro da paura” di un Novellino bello carico e tosto, al “non me ne frega niente che sia una bella partita, voglio vincerlo, e se si dovesse “rubacchiare”…, ma se dovesse capitare, tanto meglio”, di un Novellino sempre più consapevole di avere tra le mani la squadra giusta per mettere in difficoltà la truppa di Ranieri; e finalmente vincere questa stracittadina.


Tanti buoni propositi, conditi da una altrettanto salutare sostanza, perché il derby lo vinci con le idee ma anche con tanta applicazione, e quel pizzico di passione che non guasta mai. E, sportivamente parlando, questo derby il Toro se lo deve conquistare con le unghie e con i denti, quasi metro per metro, perché il Toro i derby li vince così, con il coltello tra i denti, classe sì, tecnica anche, tattica quella che serve, coraggio tanto, ardimento e fiducia nei propri mezzi tanta, cuore all’inverosimile.


Ha ragione Cairo quando ricorda che il derby vale solo tre punti, ma sarebbero i tre punti più belli della sua breve storia di presidente, almeno nel massimo campionato, e lui ci tiene a vincerlo, ci crede, ha fiutato l’aria, ha capito che questa volta c’è un’atmosfera diversa, anche se aggiunge frettolosamente :” Comunque non sottovalutiamo la Juve”.


Dobbiamo fare una bella partita, vogliamo vincere, parole di un capitano che nel derby vuole ritornare grande, parole dolci per un tifoso come me, che non aspetta altro.


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