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E' cruciale il passaggio da potenzialità a realtà

di Elena Rossin

Il Torino targato Ventura è una squadra che raggiungerà gli obiettivi o rimarrà un gruppo sulla carta buono, ma che si fermerà a un passo dalla meta? Questa è la domanda che si pongono tutti a cominciare, ovviamente, dai tifosi. Dare una risposta ad agosto è quasi impossibile, non solo perché il calciomercato non si è ancora concluso, ma soprattutto perché la preparazione non è ancora terminata. Le premesse che questo sia l’anno buono ci sono: un allenatore di esperienza che insegna a giocare a calcio, giocatori che vengono utilizzati nei ruoli a loro più congeniali e squadra formata in ogni reparto seppur ancora bisognosa di qualche innesto, almeno un centrocampista centrale e un esterno destro.


Che sia imprescindibile in qualunque progetto porre delle basi solide è lapalissiano, ma per riuscire a realizzare quanto programmato non basta erigere le fondamenta bisogna costruire l’intero edificio, dotandolo anche di tutte le rifiniture. Il lavoro svolto durante il ritiro pre-campionato è stato intenso e meticoloso e non è ancora terminato, anche se i carichi in questi giorni sono differenti per permettere ai giocatori di scaricare e presentarsi alle prime partite con le gambe non troppo appesantite. La gara del terzo turno di Coppa Italia di domenica con il Siena sarà importante non tanto per il risultato, che può essere sempre condizionato da un episodio fortuito, ma per valutare se rispetto a quella con il Lumezzane la rapidità con la quale i calciatori si muovono in campo è aumentata. Se la palla inizia a frullare come richiede Ventura. Se nell’uno contro uno si saltano gli avversari e si continua a tenere palla per poi passarla al compagno. Se si riescono ad aggredire gli spazi e avere sempre più di una soluzione per giocare la palla. Se i movimenti di chi è senza palla avvengono con maggiore facilità. Nel caso si registrassero tali miglioramenti allora non solo si è imboccata la strada giusta, ma l’amalgama mentale e fisico esiste, quindi si è autorizzati ad avere maggiore ottimismo e a scacciare le ataviche paure che attanagliano da troppo tempo chi ama il Toro.


Ventura ha il grande pregio di volere che la sua squadra non si adatti agli avversari, ma che sia consapevole dei propri mezzi e che giochi come è capace di fare, rispettando chi ha davanti senza però sentirsi mai inferiore. Con questo tipo di mentalità raggiungere la meta prefissata è più facile, ma è fondamentale che tutti i giocatori acquisiscano questo modo di ragionare, che è l’unico che sorregge anche nei momenti più difficili e che impedisce di deprimersi e scoraggiarsi di fronte alle difficoltà. Il mister proprio su questo aspetto mentale ha insistito molto e continua a farlo con quali risultati, ovviamente, sarà il campo a dirlo, però anche solo vedendo i volti dei giocatori che arrivano agli allenamenti si percepisce la serenità di chi non ha macigni che incombono né sulla testa né sulla coscienza. Continuando a lavorare seriamente e intensamente un passo alla volta, senza voler strafare, la meta diventa sempre più vicina soprattutto se le colonne portanti, Ogbonna e Bianchi, rimangono o in caso dovessero accasarsi altrove venissero sostituite da giocatori di altrettanto valore. Minare le certezze vorrebbe dire distruggere il lavoro fin qui fatto e sarebbe un peccato mortale.


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