È la notte del Toro
Fonte: Flavio Bacile per TorinoGranata twitter @ flavio_bacile
Finalmente ci siamo, è la notte del Toro e dei suoi tifosi, una notte che viene dopo troppi anni, che passa dalla retrocessione, dal fallimento, dai primi anni di Cairo, dalle tante attese alle delusioni, dal si può fare e forse faremo, al primo Toro di Ventura, all’orgoglio granata mai sopito.
Al San Mamès, l’undici di Ventura gioca una partita diversa dai semplici sedicesimi di una qualsiasi coppa, gioca per la sua gente, per una società che ha voglia di crescere, per dimostrare che il Toro c’è ancora, per un progetto che ha mosso i primi passi ma che è lontano dell’essere realizzato.
Non sarà semplice, ma il Toro ha la personalità giusta per tentare l’impresa, e non è solo una questione tecnica, perché nel complesso i baschi sembrano superiori, ma è una questione di uomini, che di certo non mancano, di volontà, e di quel profilo basso, che piace tanto.
Tatticamente la partita è più semplice di quella dell’andata, almeno sulla carta, il Toro basso ad aspettare il momento giusto per colpire, gli spagnoli a fare girare palla, davanti al loro pubblico che li spingerà a scoprirsi per cercare di chiudere subito la partita.
Il risultato dell’andata è stato sicuramente bugiardo, i granata meritavano di chiudere l’incontro in vantaggio, ma nel calcio, specialmente in una partita di 180 minuti, la partita di ritorno è spesso quella decisiva, quindi tutto è ancora in gioco.
Sarà importante partire con la mentalità giusta, non farsi sorprendere dall’atteggiamento della squadra di Valverde, che sarà quasi sicuramente molto aggressivo, con un pressing alto per rubare palla vicino alla porta e portare i nostri centrali all’errore. È indubbio che le contromosse adeguate siano state studiate e messe in pratica negli allenamenti, anche perché la squadra di Ventura gioca questo tipo di calcio da inizio della stagione, quindi tatticamente il Toro è pronto.
In conferenza stampa il tecnico è apparso piuttosto sereno, ha nuovamente posto l’accento sul concetto di gruppo, dove “l’io” non esiste, sul piacere che ha ritrovato la squadra nell’allenarsi insieme, come a sottolineare che certi risultati non si raggiungono mai per caso.
Quanto alla tifoseria, c’è in atto una sorta di mobilitazione generale, in tanti giungeranno a Bilbao, per partecipare alla festa, per colorare di granata uno spicchio dello stadio, per essere insieme alla squadra in questo momento storico. Non c’è il minimo dubbio che la tifoseria, ancora una volta, si dimostrerà tra le più calde e civili d’Europa, ed in questi giorni, caso Grecia, tifosi olandesi a Roma, e le mille beghe del calcio di casa nostra, questo è un valore aggiunto importantissimo.
Passando ai dubbi di formazione di Ventura, penso che l’unica incertezza sia quella dei due attaccanti da schierare come titolari. C’è forse la voglia di partire con Quagliarella e Maxi Lopez, ma è sinceramente difficile rinunciare alla velocità di Martinez, specialmente in questa gara, e dopo quella d’andata, dove il venezuelano, pur non disputando un match eccellente, ha dimostrato poter mettere in crisi la difesa avversaria, che non ha centrali adatti a contenerlo quando parte in velocità. Comunque, sembra strano a dirsi, finalmente problemi di abbondanza per Ventura, almeno in attacco, con Amauri che potrebbe essere importante a partita in corso, specialmente nel gioco aereo. Continuo comunque a ritenere fondamentale El Kaddouri in questa partita, il suo ruolo, la sua posizione, le sue doti tecniche possono veramente sparigliare il match, portare la superiorità in attacco e dare una sontuosa mano al centrocampo, specialmente quando il pallone diventa rovente, quando oltre all’ardore servono i piedi buoni.
Quanto agli avversari, confermano quanto già detto, sono un ottimo complesso, non hanno, forse, il giocatore capace di spaccare la partita, ma giocano un calcio moderno, pressing, corsa, e pallone che viaggia veloce. Forse, non hanno il blasone di altre squadre in Europa League, ma dal punto di vista organizzativo non hanno nulla ad invidiare a nessuno, giocano comunque un calcio profondamente diverso da quello del Toro, giusto per ribadire che più che il modulo, ed i tanti ragionamenti che si fanno sul 4.3.3, sul 3.5.2, sul 4.4.2, conta l’impronta data dal tecnico e le caratteristiche dei singoli giocatori.
Toro andiamo, è la tua notte.
La prima di tante altre a venire.