Guardiamo avanti... e speriamo
Fonte: Flavio Bacile per TorinoGranata twitter @ flavio_bacile
Chiusi in un cassetto i sogni d’Europa con la brutta sconfitta di Marassi, ai granata resta solo chiudere la stagione in modo dignitoso e pensare al futuro. Per dirla tutta, prima di Genova, la sconfitta interna contro l’Empoli aveva già chiarito qualcosa, indicazioni trascurate, data anche la strana congiunzione di risultati tutti favorevoli al Toro.
Le problematiche di questa squadra sono tante, e palesemente sotto gli occhi di tutti, poi si possono raccontare tante cose, tutte in parte credibili, ma non sempre condivisibili. Ripartire la prossima stagione con degli obiettivi fissati, dovrebbe essere una necessità centrale, cosi come quella di fare chiarezza sul mercato. Non tanto sul singolo nome, con tante situazioni in continua evoluzione è francamente difficile indovinarne lo sviluppo, quanto piuttosto sulla direzione che si vuole seguire. In parole semplici, se esiste un progetto Toro, questo deve avere dei cardini, delle fondamenta robuste, delle basi solidissime, che non possono essere messe in discussione ad ogni sessione di mercato. Ancora una volta non parlo d’uomini, ma di concetti, che devono rimanere gli stessi in ogni singola occasione, fuori dagli schemi e dalle “occasioni” che il mercato offre.
Premesso che siamo in un calcio professionistico, dove vige, anche giustamente, la legge della domanda e dell’offerta, e chiarito anche, che ci sono dei contratti firmati, e che una società ha il potere di farli rispettare, sempre che non abbia interessi diversi, è logico quanto segue.
Personalmente penso che l’annata del Toro sia stata ampiamente positiva, in relazione però, alla rosa messa a disposizione del tecnico. Rosa striminzita, se è vero, ed è vero, che alla fine hanno giocato sempre gli stessi. D’altronde, le parole di Ventura dopo Empoli e Genoa, confermano quanto scritto sopra. Per certi versi il campionato, ma anche il cammino dei granata nell’Europa League, è andato oltre le più rosee aspettative. Merito del tecnico e dei ragazzi.
Questo però non significa che tutto è stato fatto ad arte.
In estate era difficile prevedere un Toro nuovamente qualificato in Europa, e cosi è stato, al di là del fatto che sulla carta siamo stati in corsa fino a 5 giornate dal termine. Qualificazione in Europa che non era propriamente impossibile quest’anno, basta vedere il cammino di chi ci precede, e le difficoltà che hanno affrontato tutte le squadre in questa stagione. A tre giornate dal termine, Juventus –22 punti, Roma – 21 punti, Napoli – 18 punti, Fiorentina –10 punti, Lazio + 7 punti, Inter –8 punti, Milan –11 punti, Torino – 9 punti, Sampdoria e Genoa + 9 punti.
Non ho il minimo dubbio nell’affermare, che con una rosa più competitiva, o se preferite più completa, il Toro avrebbe potuto giocarsi le sue carte per l’Europa che conta.
Questo l’ho detto in tempi non sospetti, l’ho ribadito a gennaio, e lo ripeto nuovamente oggi.
Ed i risultati ottenuti dall’undici di Ventura ne sono la conferma assoluta.
Guardiamo avanti, non si può fare altro.
Questa squadra può essere migliorata in tutti i settori del campo, non solo numericamente, ma principalmente tecnicamente. I giocatori che arriveranno, dovranno far parte di un processo di crescita, tecnico, tattico, e se mi permettete anche culturale. Torino può essere un punto di partenza, almeno per alcuni, ma è soprattutto un punto d’arrivo, perché resta una delle società più gloriose d’Italia. Perciò, non possono più essere commessi errori di valutazione come quelli fatti con Larrondo, Barreto e Masiello, 7 presenze (campionato) in tre, avrebbe avuto più senso puntare su giovani del vivaio, come costi, e come prospettive future.
Quanto alle cessioni, ovviamente gli interessi di tutti gli interlocutori devono essere comuni, giocatore, società che acquista e società che vende, quindi gli elementi da mettere in sintonia sono più di uno e, solitamente, quando si parla di Toro, sembra essere la sola la volontà del giocatore la predominate, e non è proprio cosi. Il Toro, oggi come oggi, non può competere a livello di contratti con le società più importanti del panorama calcistico europeo, è non ha la forza economica, per la verità nessuna società italiana sembra averla, per dire di no a certe offerte.
Non è tanto, o solo, chi parte, ma piuttosto chi arriva.
Questa è un discriminante da tener presente, principalmente in fase di valutazione, prima ancora di imbastire qualsiasi trattativa.
Insomma, farsi nuovamente sorprendere, com’è successo quest’estate con la partenza di Cerci, nell’ultimo giorno di mercato, non è propriamente ammissibile.
Non è da Toro, non è da società che vuole crescere, almeno nelle parole del suo presidente.