.

Il 4 maggio dovrebbe essere un esempio per tutto il calcio. Invece...

di Marina Beccuti

E' arrivato il giorno più atteso per i tifosi granata, il 4 maggio. La cerimonia che ogni anno si svolge a Superga per commemorare il Grande Torino. Una giornata già presa a calci dalla Lega che non ha concesso lo spostamento perchè il Chievo si gioca la salvezza e bisogna che tutte le squadre che sono il lotta per non retrocedere scendano in campo contemporaneamente. Peccato che il Sassuolo giocherà martedì contro la Fiorentina, partita posticipata per la finale di Tim Cup che si è giocata ieri sera.

A proposito di Napoli-Fiorentina, il calcio italiano ha dato un altro cattivo esempio nel mondo con la sparatoria (non più i coltelli, bensì uso delle armi...) che si è registrata fuori dall'Olimpico di Roma, dove pare che sia stato un regolamento di conti tra la piccola malavita locale e dunque la partita è stata solo un pretesto (un ferito è grave, ndr), ma i fatti devono ancora essere ricostruiti e chiariti. La faccenda più grave è che per giocare il Napoli ha dovuto praticamente mediare con un capo ultrà assai potente, che in molti hanno riconosciuto come un camorrista facente parte di una cosca locale. Questo è il calcio brutto che ci propina il periodo, pessimo, che stiamo vivendo. Il giornale inglese The Guardian, proprio in settimana, aveva pubblicato un pezzo sul Napoli che aveva fatto indignare il popolo partenopeo, dove parlava della camorra, che in qualche modo metteva anche il naso nella squadra calcistica. Così ci osservano fuori confine.

Ovviamente il calcio di Mazzola e compagni era ben diverso da questo, anche se la corruzione esisteva già nei tempi passati (vedere alla voce dello scudetto revocato al Torino nel '27, dove il fatto non sussisteva...), ma lo spirito collettivo era ben diverso. Eravamo una popolazione più umile, meno becera, genuina nel rimboccarsi le maniche per far rinascere l'Italia post Seconda Guerra Mondiale.

Il Grande Torino fece sognare tutti, non solo per la sua strepitosa forza in partita, ma perchè in campo andavano uomini e non marionette gestite dal business, così sugli spalti del vecchio Filadelfia c'erano tifosi veri e non gente che andava per fare guerriglia. Peccato che l'Italia e la stessa città di Torino non abbiano fatto granchè per dare i giusti meriti morali  al Toro di Novo, preferendo adulare le vittorie conquistate da chi ha sempre abusato del suo potere anche nello sport, spesso in modo neppure tanto lecito. 

In settimana il Benfica ha giocato anche per il Toro allo Juventus Stadium, regalando un grande esempio di come si può vincere senza essere i favoriti. Hanno onorato Superga e il Museo del Toro e sono stati adottati dalla parte granata della città, che potrà ancora tifare per loro nella finale che si giocherà proprio nello stadio di Venaria, dove  la padrona di casa non sarà protagonista. Per la cronaca il Benfica è l'ultima squadra che ha giocato contro il Grande Torino in amichevole. 

Insomma tante emozioni, belle e meno, hanno accompagnato la settimana santa che porta al 4 maggio. Ma adesso un po' di silenzio, per commemorare i campioni non servono le parole, ma solo il cuore e l'immaginazione di vederli passare ad uno ad uno, come quando entravano in campo, Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola.