Il campionato si vince anche con il carattere
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Mancano tre mesi al termine del torneo o se si vuole quattordici partite alla fine ed inizia ora il periodo cruciale della stagione. Il Torino dall’alto del suo primo posto può permettersi di affrontare questo lasso di tempo con la consapevolezza di chi finora, quasi costantemente, ha occupato il vertice; sono le altre squadre che devono rincorrerlo. Questa indubbiamente è una condizione più che positiva, va da sé che è giunto il momento di tirare le fila e per farlo basta continuare né più né meno sulla strada intrapresa, senza farsi prendere da ansie da prestazione o da presunzione che tanto il più è stato fatto. E qui entra in gioco il carattere.
Il Torino alla luce dei risultati fin qui conseguiti ha avuto un percorso senza grandi alti e bassi, avrà sì nelle prime dieci partite della stagione conquistato ventisei punti e poi nelle successive diciotto trenta, quindi è passato da una media di 2,6 a quella di 1,66, ma questo non rappresenta un problema: un po’ perché la prima media era molto elevata ed impossibile da tenere per tutto l’arco della stagione e un po’ perché nessun altra formazione finora è riuscita a fare nel complesso altrettanto. I granata viaggiano ad un ritmo di 2 punti a partita e il Sassuolo, la più diretta inseguitrice, a 1,96 e a seguire il Verona a 1,92, il Pescara anche, però deve recuperare una partita e in caso di vittoria al massimo raggiungerebbe il Sassuolo, il Padova a 1,7 anche lui con una gara da recuperare, il Varese a 1,6 e la Reggina e il Brescia a 1,5. Questi dati indicano chiaramente che il gruppo di testa sta svolgendo un campionato con un andamento senza grandi scossoni e se è stato finora così non dovrebbe cambiare fino alla fine, certo gli exploit possono sempre esserci, ma fasciarsi la testa prima di essersela rotta sarebbe sciocco e controproducente, perché se il Torino nelle prossime quattordici gare continuerà con il ritmo attuale in A ci andrà sicuramente.
Si diceva del carattere perché è questo l’elemento fondamentale, oltre ovviamente al lavoro quotidiano, che permette di non lasciarsi influenzare da fattori esterni o da timori immotivati. La paura di non farcela proprio sul più bello è indice di mancanza di personalità, salvo che non sia motivata da problemi oggettivi, ma se questi non sussistono non ha alcun senso avercela. Il Torino nell’arco della stagione ha dovuto superare momenti di difficoltà a causa degli infortuni occorsi ad alcuni giocatori, se è riuscito comunque a sopperire posizionandosi costantemente nei piani alti della classifica, vuol dire che il gruppo c’è e di conseguenza riuscirà a portare a termine il campionato centrando il suo obiettivo. E’ pacifico che non tutte le partite possano essere disputate allo stesso livello e che di conseguenza se si incappa in una giornata storta le critiche possano arrivare, ma non deve essere la fine del mondo e soprattutto chi le riceve, se sono motivate, deve accettarle e utilizzarle come stimolo per fare meglio, ovviamente se sono immotivate devono essere ignorate e non scalfire le certezze acquisite con il lavoro e l’impegno.
Il carattere permette anche di accettare che non si può soddisfare tutti e che ci sarà sempre chi storcerà il naso per una giocata non eseguita come chi guarda si aspettava che lo fosse, questo non significa che il gesto atletico non sia altrettanto valido è semplicemente diverso. Stesso discorso vale per il posizionamento in campo dei giocatori e per la scelta dell’allenatore su chi far giocare titolare, su chi far accomodare in panchina e chi in tribuna. Fatto salvo che nessun allenatore è tanto stolto da mandare in campo chi fisicamente non è idoneo, le scelte ricadono logicamente su chi anche caratterialmente garantisce maggiori sicurezze, perché chi non regge la pressione, anche se in buona forma fisica, sicuramente non farà una partita positiva, danneggiando se stesso e la squadra. Da che mondo è mondo chi non gioca titolare è scontento, peggio ancora se mandato in tribuna, anche in questo caso il carattere fa la differenza e porta i più intelligenti a lavorare in settimana ancora di più per far si che l’allenatore decida di mandarli in campo la partita successiva; quelli invece che si incupiscono e si richiudono in se stessi dimostrano solo di non essere ancora pronti per affrontare delle partite decisive come sono quelle della parte finale del campionato; chi infine pianta grane vuol dire che non è un vero professionista in quanto antepone egoisticamente se stesso al bene collettivo ponendosi così inevitabilmente ai margini del gruppo.
I tifosi del Toro in questa stagione sono sempre stati dalla parte della squadra perché hanno visto che non è mai mancato il lavoro, l’impegno e la ricerca costante del raggiungimento dell’obiettivo e continueranno su questa strada a patto che giocatori, allenatore e dirigenti continuino anche loro con lo stesso impegno e la medesima determinazione, senza rovinare quanto di buono hanno fin qui fatto. La parte finale della stagione è un periodo delicato in quanto porta inevitabilmente a raggiungere o meno i risultati, la conclusione positiva o negativa dipende solo dagli interpreti e da come sapranno affrontare questo periodo: il carattere dei singoli che si deve fondere nel carattere del gruppo farà la differenza per la squadra e di conseguenza per ogni suo elemento.