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Il divieto della pubblicità sul gioco d'azzardo non piace a tutti. Ma era necessario un freno almeno alla troppa pubblicità

di Marina Beccuti

Il calcio, almeno quello che decide agli alti vertici, pensa principalmente al denaro, agli introiti, prima che al gioco e al buon esempio. E' chiaro, l'industria calcio dà lavoro a molti addetti, arricchisce tanta gente ed è una delle aziende più prolifiche in quegli stati in cui il calcio è al vertice degli sport, come l'Italia.

Vietare la pubblicità delle scommesse, com'è uscito dal nuovo Decreto denominato "Dignità", ha creato scompiglio nella Lega Calcio, anche perchè molte società hanno come sponsor un gruppo facente parte del gaming, così buona parte delle tv, in particolare quelle che trasmettono le partite in diretta, fanno migliaia di spot tra una diretta e l'altra. Assai fastidiose, diciamolo pure, soprattutto per chi non scommette e non gliene frega nulla di questo passatempo assai redditizio.

"Impedire alle aziende di questo settore di investire in promozione nel nostro Paese porterebbe svantaggi concorrenziali ai club italiani, dirottando all'estero i budget pubblicitari destinati alle nostre squadre", ha commentato la Lega Calcio, preoccupata di una ricaduta economica consistente.

C'è anche chi dice che in questo modo si possono incentivare le scommesse clandestine, come se adesso non ci fossero state.

L'Assocalciatori, per voce di Damiano Tommasi, invece plaude al decreto.

"L'ho sempre detto, anche ai tempi della sponsorizzazione della Nazionale con Intralot: credo, alla stregua della pubblicità sul fumo, che il tema dell'azzardo debba essere disincentivato. Non solo non pubblicizzato. Di sicuro che si stia dando una stretta credo sia un segnale forte che ci vede favorevoli".

Tommasi è sicuramente una voce fuori dal coro, uno che ha sempre ragionato, in campo come fuori.

L'ex calciatore ha aggiunto nella sua intervista al giornale Vita: "Io credo che prima delle questioni economiche ci sia la tutela delle persone e dei giovani. Lo dico anche da papà. Soprattutto a fronte di eventi come quelli sportivi che sono emotivamente molto coinvolgenti. Non credo che questo provvedimento significhi togliere risorse ma mettere davanti all'interesse della sponsorizzazione l'interesse pubblico".

Abolire le pubblicità non risolverà il problema, perchè chi è entrato nel giro difficilmente ne uscirà, in quanto scommettere senza freni non è manco più una droga, ma una malattia vera e propria. Le scommesse ci sono sempre state e sempre ci saranno, anche fatte di nascosto, ma adesso si era superato il limite, con la show girl che dava le quote anche alla fine dei primi tempi, chi segnerà, quanti gol faranno e via di questo passo. Un freno era necessario. Da qualsiasi Governo potesse arrivare il giro di vite.


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