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Il potere dei "pesi massimi" neutralizza la Lazio

di Marina Beccuti
Fonte: Matteo Maero per TorinoGranata

Quest’anno, l’esame Lazio si presenta nel momento della stagione in cui la pressione è più alta: è necessario riscattarsi da una posizione in classifica sul “filo del rasoio”, immersi in una tifoseria che spinge per non soffrire ancora. In settimana, Ventura ha lavorato per modellare la formazione migliore possibile tenendo conto non solo degli interpreti in sé, ma delle prestazioni offerte. Così, le esclusioni di Bianchi e Masiello parlano chiaro: il capitano, tutto cuore e grinta, sembra aver perso lo smalto sotto porta, mentre Masiello, artefice dell’errore che ha portato al terzo goal del Parma, deve riorganizzare un po’ le idee e cercare di non compiere più certi errori madornali.

Così, in settimana, il mister lavora su una tattica tutta dinamismo e tecnica, con Barreto e Meggiorini davanti, giocatori più indicati allo scopo di velocizzare maggiormente la sterile fase offensiva. I precedenti sono incoraggianti (Inter 2-2 Torino) e ci sono tutti i presupposti per vedere qualcosa di meglio. Ciononostante, il meteo si mette contro le tattiche granata: la neve ricopre Torino e rende pesante il manto erboso dello Stadio Olimpico. Perciò, dopo una settimana di lavoro improntata su una tattica da “asciutto”, ora tocca correre ai ripari. Ma è troppo tardi.

Così, la partita si assesta su ritmi molto lenti, il fraseggio è inconsistente e le conclusioni non sono pericolose. Il copione si ripete, ma questa volta è colpa di nessuno, se non di quella candida acqua gelata. Tuttavia, non è la “fioca” a fermare il Toro, con Ventura che trova l’intuizione giusta: fuori gli instabili e imprecisi “pesi leggeri”, come Santana, Meggiorini e Barreto e dentro quelli “massimi”, come Birsa, Bianchi e Jonathas.

Il Mister ci vede lungo, anzi, lunghissimo. Tutti e tre gli innesti fanno la differenza, migliorando immediatamente il gioco, ormai reso impossibile dalla neve. Il Torino si riaccende al momento giusto, trascinato da Bianchi, capace di attrarre a sé le attenzioni della stanca difesa laziale, che ignora completamente il giocatore con il numero 80. Lui, autentico brasiliano delle nevi, si gira nella tormenta e insacca, scuotendo la rete di Marchetti. È un grido, è il Toro che si ridesta. È il Toro che batte una “grande”.

Così, grazie ad una squadra “inspessita” in corsa, il Toro si districa nella tormenta e trova quei tre punti essenziali al raggiungimento di una quota di “sicurezza”. Inoltre, la vittoria ferma definitivamente quella che poteva essere un declino non solo di punti, ma di morale e grinta, due dei fattori che fanno parte delle fondamenta granata. Per fortuna, questa volta ci è andata bene. Sperando che la proverbiale sfortuna granata se ne sia rimasta a Is Arenas.


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