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Il solito mercato di gennaio del Toro di Cairo. Sarà un'altra occasione sprecata?

di Alex Bembi

Un mercato di gennaio così desolante, erano in pochi ad aspettarselo. Vero che il Torino di Cairo non ha mai brillato per operazioni importanti nel cosi detto mercato di “riparazione”, ma qualcosa si era sempre fatto. Magari ritocchi, qualche carneade o delle scommesse. Movimenti che, almeno in apparenza, facevano sperare in un qualche interesse a migliorare. Gennaio 2018 invece si chiude con zero acquisti (di fatto Damascan, il giovane moldavo, non è stato ufficializzato e arriverà soltanto a giugno) e quattro cessioni. A fronte di questa miseria, si può parlare di occasione persa. L’ennesima. Perché il Toro, nonostante tutto, sta lì a due passettini dall’Europa e sarebbe bastato davvero poco per arrivare all’obiettivo dichiarato a inizio stagione con tranquillità. La squadra non è per niente male, ma serviva puntellare quasi tutti i reparti, perché le carenze ci sono e sono quelle che ti fanno vivacchiare a metà classifica, invece di spiccare il volo. Manca un esterno per esempio, se non vogliamo credere che Molinaro a quasi 35 anni, possa arare la fascia senza rifiatare per ancora 16 partite consecutive o attendere Barreca che è lungodegente da tempo immemore. Mancano dei centrocampisti, se non vogliamo incrociare le dita ogni volta che Obi subisce un contrasto duro o che Valdifiori ascenda improvvisamente al ruolo di titolare inamovibile. Manca un attaccante che possa sostituire all’occorrenza Belotti, sempre che non si voglia credere che adattare Niang (che appena può durante le gare si defila sulla fascia come d’abitudine), Ljajic falso nove o Iago Falque seconda punta, siano soluzioni invece di palliativi. E questo solo per citare i problemi più evidenti. Se poi si dovesse passare alla difesa a tre in pianta stabile, tra i soli cinque difensori centrali di ruolo contiamo due 36 enni e due giovani con 4 presenze in serie A in totale.

Ma al Toro ormai bisogna fare di necessita virtù. È così, con alcune decine di milioni di euro in cassaforte, Ansaldi è già stato provato mediano, De Silvestri può fare tranquillamente il centrale di difesa e, come già detto poco sopra, se manca Belotti che vuoi che sia: si adatterà uno dei tre che punte non sono.

Perché non prendere Donsah ad esempio, inseguito a lungo per stessa ammissione del Bologna e del procuratore del giocatore? Magari non sarà quel campione in grado di spostare gli equilibri da solo, ma sarebbe stata una valida alternativa ad un centrocampo numericamente esiguo. Probabilmente si è trattato sul prezzo fino a perderlo, ma le precedenti campagne acquisti hanno lasciato un tesoretto in cassa che si può anche intaccare, senza bisogno di portarlo fino a chiusura bilancio per poi pagarci tasse stratosferiche sopra. Perché non portare a Torino per esempio un Pazzini? E’ finito al Levante, non al PSG. Avrebbe portato esperienza e nessun problema ad accettare la panchina con il ritorno del Gallo a pieno regime. Buttando lì due nomi accostati per tutto l’inverno eh. Mentre per quelli che “comprare tanto per far numero non serve”, va ribadito il concetto: i soldi per andare a prendere anche qualcun altro ci sono e lo sanno tutti, senza bisogno di consultare i commercialisti della Cairo Communication. Vuoi Donsah? Lo prendi, anche se lo devi pagare qualche centinaia di migliaia di euro in più del previsto. Non ti piace Pazzini? Hai le possibilità per andare a prendere Nestorovski, anche se costa cinque volte tanto.

Invece, si è scelta la via del totale immobilismo. Dalle dichiarazioni della dirigenza granata si può intendere che la rosa è, per loro, già più che competitiva per raggiungere gli obiettivi. E comunque, Cairo e Petrachi hanno già il parafulmine pronto: Mazzarri. Il nuovo tecnico ha messo le mani avanti e dichiarato che non vuole una rosa troppo ampia. Quindi via Boyè, Sadiq e Gustafson, dentro nessuno. Rosa ridotta, staff contento e società incolpevole. Mazzarri ha anche ribadito di voler valutare prima di bocciare o promuovere i giocatori a sua disposizione. Giusto. Peccato che sia arrivato il 3 gennaio e che prima della conclusione del calciomercato ha avuto 27 giorni e  tre giornate di campionato. Che ad un tecnico esperto come lui non siano bastate? Difficile a credersi. E ancora più difficile che abbia detto ai suoi superiori: “Va bene così, non voglio nessuno manco si trattasse di Cristiano Ronaldo”. Con questi elementi a disposizione, è facile cadere in tentazione e pensar male. Si può credere che al Torino Fc abbiano già proiettato desideri e programmi sulla prossima stagione, lasciando questi sei mesi di transizione e di ambientamento per il nuovo tecnico. Se così fosse, sarebbe però un peccato. Seppur ai margini delle posizioni che contano, tra le crisi di alcune grandi (vedi Milan e Fiorentina) e una Serie A generalmente molto livellata al ribasso come qualità, l’occasione andava sfruttata, per tenere stabilmente un piede e mezzo in zona Europa League invece di arrendersi come sul mercato. I conti ad ogni modo, si faranno alla fine. Magari l’obiettivo sarà centrato e al tecnico e alla dirigenza andranno lodi e onori. Oppure si rimpiangerà l’ennesima chance per vedere un Toro europeo. Ma quelli, son problemi più che altro da tifosi.