Il Torino non è una squadra "al miglior offerente"
"Quante speranze ha di restare (Glik)? Uno dei nostri obiettivi è quello di valorizzare i nostri giocatori per poi venderli a tanto."
Queste parole, dette da Giampiero Ventura durante la sua intervista a "La Stampa", risuonano con estrema violenza alle orecchie dei tifosi granata, acuita dal fatto che si parla di Kamil Glik, ovvero il Capitano, nonché uno dei giocatori più rappresentativi degli ultimi 4 anni di storia granata. Tuttavia, se andiamo ad osservare attentamente il secondo periodo, vediamo come il "Mister" usi la prima persona plurale, ovvero che tutti i giocatori del Toro, a fronte di un'offerta consona, potrebbero fare le valigie.
Nessuno, nemmeno il più distaccato dei tifosi, vorrebbe sentirsi dire, anche se metaforicamente, che la propria squadra è assimilabile ad un mercato del bestiame dove il miglior offerente può accapparrasi i migliori capi. Benché questa pratica faccia parte delle leggi della sopravvivenza nel calcio moderno, si nutre sempre la speranza che se ne possa fare a meno: cresci in una squadra, per questa dai tutto e quando è finito il tuo ciclo lasci spazio alle nuove leve, un po' come è stato per tutti i top player granata del passato. Un esempio su tutti Paolino Pulici, che al Toro se ne andato quando il suo periodo d'oro era finito da un po'.
Tuttavia, questo non è più il calcio degli anni '70 o degli '80, purtroppo. Per chi non riesce ad ottenere certe entrate economiche attraverso canali come merchandising, diritti TV oppure stadi di proprietà, l'unica soluzione per tenersi a galla è, paradossalmente, abbandonarsi agli squali, italianizzazione del termine Sharks, che indica imprenditori disposti a investire grosse somme di denaro nelle proprie operazioni.
Ciononostante, il Toro pare avere un certo feeling con questo "modus operandi". L'anno scorso le cessioni eccellenti di Cerci e Immobile potevano snaturare la squadra ed invece non hanno sconvolto i meccanismi pregressi. Grandi incassi, piccole conseguenze. Al momento, in vista della sessione di mercato i capi pregiati parrebbero essere Darmian, Maksimovic e Glik, elementi ben più fondamentali del gruppo e del gioco granata rispetto agli ex 11 e 9. Perciò, tenendo conto della loro imprescindibile importanza, pensarli come possibili partenti potrebbe essere assimilabile ad una bestemmia, perché da loro non dovrebbe partire una "smobilitazione", bensì uno slancio verso l'alto decisivo per assodare uno status di blasone riconquistato con tanta fatica.
Benché, come già detto, sia difficilissimo per una società come il Torino FC non cedere a questi perversi meccanismi, la speranza è quella che, grazie ai risultati, il Toro possa rinunciare sempre di più ad essere un mercatino alla mercé delle grandi, almeno non quando strettamente neccessario. La parola d'ordine è parsimonia, anche quando si cede. Perché il prezzo da pagare rischia di essere molto più alto di quello incassato.