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L'addio di Aldo Biscardi, il suo "Processo" una trasmissione cult che ha fatto la storia del calcio e della Rai

di Marina Beccuti

Se n'è andato Aldo Biscardi a poco meno di 87 anni, che avrebbe compiuto nel prossimo novembre. Il padre del "Processo del lunedì" è stato sicuramente un innovatore, una trasmissione cult del panorama calcistico, che possiamo ritenere anche trash, con tanti strafalcioni al suo interno, che però ha avvicinato la gente comune al calcio. Nel Processo si urlava, ognuno diceva la sua anche sovrapponendosi sull'altro, si potevano dire parolacce e mandare a quel paese l'interlocutore, ma era genuino, non una trasmissione compassata, dove non si dovevano superare le convenzioni, come succede ora in molte altre trasmissioni. Risultando più false e anche troppo a favore di chi ha parecchio potere nello sport.

Biscardi aveva dato la sua impronta con i suoi distinguibili capellli rossi, la sua parlata ruspante di uomo del sud, anche se si notava una cultura e intelligenza di base. Ma per discutere di calcio e avere successo, soprattutto vincere la noia, si doveva parlare in tv come sugli spalti degli stadi. Da qui il suo grande successo, dove anche chi non seguiva il calcio, il Processo lo guardava. Da questo esempio sono poi uscite altre trasmissioni che prendevano in giro il calcio, come "Mai dire gol", che facevano proprio le imitazioni dei personaggi presenti al Processo. Un'altra bellissima trasmissione cult del calcio, messa in onda da Mediaset per contrastare Biscardi, che andava in onda sulla Rai.

Biscardi si era sempre battuto sulla moviola in campo, in alternativa aveva suggerito di mettere dei sensori per stabilire ad esempio se la palla era entrata o meno in rete. Un uomo stravangante ma genuino che, a modo suo, ha scritto la storia della tv nazionale, popolare, semplice, alla portata di tutti. "Mi raccomando, parlate solo tre alla volta...", rimane una frase mito di Biscardi.