.

L'amore per il Toro, l'unico vero presidente

di Marina Beccuti

Pierpaolo Bironi

 

La notizia ha cominciato a circolare sabato scorso: qualcuno vuole comprare il Toro. Che novità. Dopo “Mister X” Ciuccariello ecco che arrivano gli orientali a volere investire nella squadra granata strappandola a Cairo. Quando le cose vanno male attorno ai granata si creano voci che hanno dell’assurdo, destabilizzando l’ambiente confondendo i tifosi e danneggiando squadra, storia, onore di questa maglia che andrebbe solo rispettata. Compratori? Chi non sognerebbe un Moratti, un Florentino Perez, o quant’altro, chi non vorrebbe gli arabi del Manchester City, con i loro petrol dollari pronti a comprare qualsiasi calciatore e fenomeno presente nel globo? Forse sono un pazzo, ma io direi: no. No ad un presidente fantasma che possa solo pensare di trattare il Toro come un gioco, come un’azienda, senza cuore e senza passione. Il Toro è qualcosa di più di una squadra, è qualcosa di più del calcio, il Toro è l’idea della povera gente che nei nostri campioni nel dopoguerra trovava la forza, ogni giorno, di sopportare le torture della vita e andare avanti.

Il Toro, quel granata intenso focoso, orgoglioso, che ogni giorno lottava, amava e incendiava i cuori di milioni di persone in tutto il paese, era la dimostrazione che l’orgoglio, la grinta, la forza d’animo potessero superare ogni avversità, era l’ancora di salvezza per molti. Superga ci ha insegnato l’amore, che tutti i nostri campioni ci avevano dimostrato vincendo, per loro stessi, ma anche per noi, per sentire quella carica che dal Filadelfia si levava e trascinava masse e folle a vittorie grandiose. Ecco: il presidente del Toro deve sapere questo, deve avere questo nel cuore, deve vivere come uno che ha questi colori scolpiti nelle ossa e segnati nell’anima. Noi siamo questo e non esiste serie B per chi dentro a questo. Ecco perché vorrei sollevare una mia personale critica e dibattito nei confronti di tutti coloro che invocano un magnate, che invocano la salvezza, senza rendersi conto che a volte la salvezza è davanti agli occhi. Io critico Cairo per tante cose, per tanti errori commessi, per tante, probabilmente, bugie dette, sotterfugi fatti. Però dico anche che perferisco lui a un Cimminelli e Romero, vecchie volpi che ci hanno quasi affondato, io preferisco Cairo ad un Borsano che col suo fallimento ha trascinato la squadra nel baratro, quelle vittorie alla fine ci hanno lasciato l’ennesimo enorme peso dal quale non ci siamo ancora risollevati.

Siamo pronti tutti, io per primo a criticare se qualcosa non va, ma alla fine, ragioniamo su quello che di buono abbiamo. Ora siamo vivi, e in ogni caso pronti comunque a sognare, perché la squadra è sana, perché nonostante gli errori, la situazione è florida, e perché finalmente, ancora ora, ci ricordiamo di essere gente del Toro e possiamo dire: ecco il nostro presidente è quello critichiamolo, contestiamolo. In mano ai soldi di proprietà multipla e sconosciuta potremo solo dire: ecco il Toro la grande squadra, ma la nostra anima, quella granata permettetemi di chiedre: Dove finirà?

 


Altre notizie
PUBBLICITÀ