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La fiction su Meroni, emozioni e strafalcioni

di Marina Beccuti

La Rai ci ha provato, ma probabilmente latitano gli storici del calcio, perchè la fiction su Gigi Meroni a livello di racconto è stata passabile, ben interpretata, leggera, non strappalacrime, dove è emerso più l'uomo del calciatore, ma proprio questo è stato un peccato, perchè sono mancate le immagini di repertorio che avrebbero dato quel pathos in più alla storia, e dire che i video dell'epoca sono tutti conservati nelle teche Rai, troppa fatica andarle a cercare? Un film che personalmente mi è piaciuto molto sul calcio è stato "Il mio amico Eric" di Ken Loach (mostro sacro del cinema), tifoso del Manchester United, che ha collegato benissimo una storia surreale alle più belle giocate di Cantona, vere, che hanno reso ilm film emozionante.

Non è facile fare film sullo sport, perchè gli italiani vengono sempre frenati dal romanticismo, che ci può stare in una storia sportiva, ma il telespettatore appassionato di sport vuole vedere le imprese. Il personaggio più azzeccato de "La farfalla granata" è stato Nereo Rocco, interpretato da Francesco Pannofino, che è un attore di alto livello. Alessandro Roja, colui che ha impersonato Meroni, è stato bravino, diciamo che è entrato nel personaggio, ma indubbiamente non aveva molto del calciatore nelle scene in campo (nonostante abbia sposato la figlia di Ranieri, Claudia) e poi gli occhi azzurri, quando Gigi li aveva color pece. Se andava bene l'attore nell'insieme, bastava usare delle lenti a contatto scure. Così come Giuseppe Fiorello, ottimo attore, non era assolutamente adatto ad interpretare Valentino Mazzola nella precedente fiction sul Grande Torino. Mazzola, lombardo, impersonato da un uomo dall'aspetto tipico del sud, non era credibile. Questi sono i dettagli che rendono grande o mediocre un film.

Dicevamo che non è facile fare i film sullo sport, quello più riuscito è stato il recente "Rush", ambientato nella F1 anni '70, incentrata sulla lotta al titolo tra James Hunt e Niki Lauda, eppure, nonostante abbia ricevuto tanti complimenti, si è risentito Arturo Merzario perchè non è stato citato come colui che per primo salvò Lauda dalle fiamme. Non si possono sbagliare dettagli come questi, perchè certi film rappresentano storie vere dove ci sono i reali testimoni ancora in grado di ricordare.

Il finale è la parte più bella del film su Meroni, dove viene evitato l'incidente e viene abbinata la bellissima canzone di Luigi Tenco "Ciao amore ciao" che fu l'ultima della sua carriera, quando, nello stesso anno della tragedia di Meroni, il cantautore alessandrino si suicidò a Sanremo. Però il calcio di rigore tirato contro la Sampdoria è pura invenzione e non ha senso, in una storia vera, inserire fatti inventati. Come mischiare le immagini di Torino nel periodo ancora genoano di Meroni, forse per risparmiare sulle riprese (e pagare meno certi personaggi per avere più soldi ed evitare figuracce in Rai?), utilizzare degli stadi moderni che all'epoca non esistevano e mettere come campo di allenamento del Torino un Fila che sembrava il cortile di una villa in collina.

I tifosi si sono commossi e va ringraziata la Rai per aver pensato ad uno dei personaggi più amati della storia del Torino, però bastava chiamare Franco Ossola come consulente per evitare strafalcioni che hanno rovinato uno dei più bei quanto tragici ricordi a tinte granata. Salviamo il finale con l'unione Tenco/Meroni, due ribelli che ci hanno lasciato troppo presto e le immagini di repertorio della tragedia. Tutti abbiamo pianto solo a sentire nominare la parola magica: Meroni. Però si poteva fare di più.