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La realtà negata

di Marina Beccuti

Sabrina Gonzatto

 

Rewind. Torino, stadio Olimpico. Mercoledì 9 Giugno 2010, appena scaduto il novantesimo minuto il volitivo attaccante di origine marocchina Rachid Arma pone fine al calvario granata e con un gran tiro scaglia in rete il gol del vantaggio. Toro 1 Brescia 0. Gli oltre venticinquemila tifosi presenti all’Olimpico esultano in preda all’entusiasmo più sfrenato. Altre che notti magiche, altro che Champions League! La partita di andata del playoff per la salita in serie A vede i granata vincitori rispetto agli sfidanti del Brescia. A nulla è valso avere l’arbitro a proprio favore, come ininfluenti sono stati i tanti e gratuiti falli commessi contro gli avversari subalpini. I granata hanno dominato nel primo tempo, nel secondo meno ma il gol ha messo tutti a tacere. Calcisticamente parlando, il fairplay non appartiene al Brescia ci sentiamo di dire, il suo vocabolario non annovera, tra le tante voci, il termine etica sportiva. E dire che Gigi Maifredi (tremate, tremate le streghe sono tornate) è passato da Torino e ha militato per un bel po’ chez Madame Juventus dove stile ed eleganza regnavano sovrani. No? Non è accaduto questo? Mi sto sbagliando? Volete forse sostenere che il Toro non ha segnato il gol del vantaggio; che Arma non è l’autore del gol; che Damato ha condotto la gara con giudizio; che tutta la squadra del Brescia ha avuto un comportamento corretto; che Gigi Maifredi, in qualità di consulente tecnico del Brescia, non ha chiesto un provvedimento urbi et orbi per condannare il linguaggio del reo Bianchi; ma soprattutto che proprio quest’ultimo non è mai stato colpito, malmenato e udite, udite, minacciato? E’ questo che sostenete? Allora, io non ho visto la partita in tribuna stampa, come non l’hanno vista i tanti che hanno seguito il Toro su Sky o attraverso i commenti in radio o televisione. Se Bianchi ha pronunciato un’espressione blasfema, violando due dei dieci comandamenti (non bestemmiare e non nominare il nome di Dio invano) allora condanniamolo. Ma il metro di giudizio deve essere uguale per tutti. Perché se è vero che la bestemmia è reato, è altrettanto vero che un altro dei comandamenti cita: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te stesso e ancora: non rubare. Bene, se questo è il calcio che l’altra sera abbiamo visto, mi inchino. Disciplina ci vuole, altro che storie. Anche a costo di “cancellarlo” provvedimenti bisogna prendere contro questo Toro che proprio non vuole cedere. E quindi si ricorre a tutti i metodi: leciti ed illeciti. Efficaci, devo ammettere, visti i risultati di oggi. Tuttavia, la passione di Rolando nessuno può cancellarla. Come il gol di Arma. Come la tifoseria granata. Sono davanti agli occhi di tutti e non c’è bisogno di rivedere le immagini per capire che il gol c’era. Accidenti! Voglio provocare: poniamo il caso che il presunto colpevole non fosse stato di “razza bianca” chi avrebbero fatto intervenire? Il Ku Klux Clan? Al solito. Un’altra ferita, un’altra ingiustizia. Ma la passione, ricordiamocelo, rende l’uomo più vero, la passione ti mette alla prova e ti può far cadere ma ti aiuta anche a rialzarti. Ecco, rialziamoci, e affrontiamo questi avversari, che poca nobiltà hanno dimostrato ahimé, con la passione che contraddistingue il Toro.


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