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Le pecche di Ventura sotto gli occhi di tutti. Ma a Torino in molti le conoscevano già

di Alex Bembi

Raramente un Commissario Tecnico della Nazionale aveva messo tutti gli italiani d’accordo. Nel bene o nel male. Ci è riuscito Giampiero Ventura che, grazie alla figuraccia rimediata in Svezia, ha obbligato ad aprire gli occhi anche alle ultime voci fuori dal coro. la sconfitta nel playoff dell’altra sera è soltanto l’ultima delle prestazioni indecorose della nazionale azzurra sotto la guida dell’ex allenatore di Pisa e Bari. E una pioggia di sacrosante critiche ha sommerso il CT: giornali, radio, Tv, tifosi al bar, ex giocatori… tutti contro Giampiero. Perché l’Italia non ha un gioco, perché le convocazioni sono discutibili, perché giocatori importanti vengono schierati fuori ruolo o relegati in panchina in virtù di un credo tattico che nessun altro usa ad alti livelli. Chi più ne ha più ne metta. Ma soprattutto perché l’Italia, una potenza del calcio mondiale, rischia di non partecipare alla competizione più importante del mondo pallonaro. Una vergogna subita solo nel 1958 sinora.

La pioggia di critiche che investono ultimamente l’allenatore ligure ha sorpreso molti, ma non i tifosi del Toro, gli ultimi ad averlo visto all’opera quotidianamente con una squadra di club, prima del grande salto. Perché se è vero che sotto la direzione tecnica di Ventura la squadra è prima tornata in serie A, poi in Europa e a vincere un derby dopo innumerevoli stagioni, non si può dimenticare un allenatore che disertava le conferenze stampa per intere stagioni, che aveva sempre una scusa pronta per un risultato negativo e non si assumeva mai responsabilità se qualcosa andava storto. Che per un acquisto azzeccato (Darmian, Glik) e lanciato, pretendeva decine di Barreto e Masiello, incubi che restavano fino a fine contratto a guadagnarsi una pensione dorata a scapito delle coronarie di chi li vedeva indossare la maglia della squadra del cuore. Senza parlare di certi gesti deprecabili per qualsiasi professionista, come il famoso segno del “tagliagole” rivolto ai tifosi che osavano criticare certe fisse estreme su moduli e giocatori.

Fino a due anni fa, uscivi dalla provincia sabauda e se parlavi di calcio e in particolare di Toro ti additavano come un pazzo, perché “come fate a Torino a criticare Ventura?”. Per chi lo vedeva due volte l’anno era un “maestro di calcio”. Per chi aveva sotto gli occhi l’indegno scenario di Castellamare di Stabia (45 minuti di retropassaggi senza mai superare la linea di metà campo, perché il punticino contro la Juve Stabia era prezioso) o i troppi giocatori voluti e schierati ossessivamente anche di fronte all’evidente inadeguatezza invece, era palese la mediocrità del tecnico. Mediocrità che sta emergendo a livello nazionale e a discapito di un intera nazione. Le interviste del post gara con la Svezia sono un deja vù per ogni tifoso granata: “Colpa dell’arbitro… abbiamo dominato… loro hanno fatto solo un tiro… ci hanno solo picchiati”. Colpa sempre di qualcun altro, of course. Questo è Ventura. Smentito dal suo capitano tra l’altro, perché Buffon non gli fa eco dall’altra parte della sala stampa e ammette: “Bisogna finirla di piangersi addosso e dare la colpa all’arbitro”. Quando si dice “tenere in mano lo spogliatoio…”.

Per non parlare delle scelte: vedere il miglior giocatore italiano attuale, prima relegato in panchina e poi, una volta subentrato, schierato in una posizione non sua. E cosa fa in mondovisione Insigne? Guarda sconsolato i compagni e allarga le braccia, quasi a dire “Che posso farci?”. Roba che fa riflettere. Come il fatto che per la prima volta nella storia i giocatori azzurri si siano riuniti a porte chiuse, senza il loro allenatore, finendo per imporgli un cambio di modulo: via l’inutile 4-2-4, si torna al pragmatico 3-5-2. Un CT in completa confusione tattica e commissariato di fatto dai suoi giocatori. Segnali evidenti che la scelta di Ventura come sostituto di Conte fu quanto mai azzardata. Anche Tavecchio non è esente da colpe, colpe che forse gli costeranno la Presidenza.

Fortunatamente, l’avversario in questi play off è davvero poca cosa. Persino la sconfitta in terra scandinava può essere ribaltata con un paio di gol a San Siro. Ci si è complicati la vita e servirà ben più dell’arroganza mostrata nelle interviste prima della sfida d’andata, quando il vate ligure professava sicumera in TV: “Ai mondiali andiamo noi”. Probabilmente si, ci andrà l’Italia. Pensare poi di fare bella figura anche nella competizione vera e propria, è un’altra cosa. Soprattutto con questo CT.


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