Nati per soffrire bis, ter, quater...
di Paolo d'Abramo
La partita di Firenze, come molte cose della vita, si presta a diverse interpretazioni dei tifosi, dei tecnici, dei dirigenti del Torino. Si può recriminare, esercizio inutile, sulla rete annullata e sull’errore di Colombo. Ci si può addolorare per alcune occasioni non sfruttate al meglio ( non molte ) o per qualche cambio ( praticamente e quasi obbligato, per verità) rispetto alla formazione vittoriosa nello scorso turno. Tutto inutile. Si doveva arrivare alla partita della vita e così è. In fondo ci si arriva con un punto di vantaggio sul Bologna e magari si recriminerà, alla fine delle danze perché manca un punto e solo uno (e chissà quale, di quale match, l’elenco non è breve). Il match di Firenze - contro una squadra ricca di assenti, con un interesse verso la classifica d’alto rango e non di sopravvivenza - trovava di fronte due compagini con un distacco abissale in termini di punti ma con spinte emotive che, per l’appunto, avrebbero potuto essere vagamente differenti.
E dire che i giallorossi pugliesi sono andati a strappare un punto all’Olimpico sabaudo, pur con le stesse motivazioni granata. Per Camolese gli esami davvero non finiscono mai, non si sarebbero conclusi neppure con un punto in più domenica 3 maggio ma di certo questo avrebbe dato morale. Non è tempo di tabelle, si devono racimolare più granelli e punti possibili, ma fuori casa il Toro - vista anche la statistica più recente - non rende molto.
Ed è gia ora di pensare a domenica, la partita della vita. E sarà la settimana delle ipotesi, delle formazioni di tutti, di Sereni squalificato, degli assenti cronici e di quelli temporanei, di D’Onofrio che esordisce al Franchi e magari in casa si galvanizza, di Rosinaldo e Stellone, di Rolandinho e chissà…intanto lunedì 4 è la giornata di Superga, che lo spirito degli avi illumini i guerrieri d’oggi e ci scusino gli antenati ma di guerrieri come loro, davvero, non ce ne sono più, questo è praticamente sicuro.