OLIMPICO: l'erba del vicino non sempre è più verde
Per una volta facciamo i complimenti alla Juventus, soprattutto a Ranieri e Legrottaglie, che hanno evidenziato un grosso problema al manto erboso dell’Olimpico. Dopo la partita vinta contro lo Zenit i due protagonisti bianconeri hanno voluto sottolineare la condizione disarmante del prato dello stadio torinese, Legrottaglie ha infierito ancora di più dicendo che c’era solo terra e poca erba. Che in Italia gli stadi siano vecchi è un dato di fatto, anche se quelli nuovi, costruiti per Italia ’90 in fondo sono appena maggiorenni, ma furono un grande spreco di materiale e risorse, qualcuno fu una specie di cattedrale nel deserto come il Delle Alpi, ora chiuso in attesa che la Juve avvii i lavori di ristrutturazione. E’ incredibile che persino l’Artemio Franchi di Firenze, uno dei migliori prati italiani, inizi a perdere qualche colpo con delle zolle che ultimamente si alzano in maniera preoccupante.
Con tutti i soldi che girano nel calcio ancora non si è trovato il modo di migliorare il rettangolo verde che in condizioni pessime può condizionare una partita, non far rimbalzare a dovere la palla e soprattutto rischia di far infortunare i giocatori. Pensare che l’erba dell’Olimpico, all’epoca dell’ex Comunale, era perfetta, migliore di quella del Delle Alpi, che mai è stata all’altezza di quella del nuovo impianto olimpico. Per non parlare del campo del distrutto Filadelfia, che regge nonostante l’abbandono. Pochi anni fa, come molti ricorderanno, gli ultras lavorarono alacremente per far tornare il prato del Fila ai suoi vecchi fasti e venne fuori un campo migliore di quelli in cui si gioca attualmente, dove si giocò una memorabile partita tra vecchie glorie granata il 4 maggio.
L’Italia voleva organizzare gli Europei 2012, anche perché avrebbe potuto ricevere i contributi giusti per far ricostruire gli impianti sportivi ormai obsoleti, ma forse sarebbe il caso che i comuni e le società prima si accordassero almeno per avere un campo decente su cui giocare la domenica. Non va mai dimenticato che anche il campo fa parte del gioco, della partita, è uno dei protagonisti e va trattato con dovizia, così come si coccola il campione più amato.