Sensounico, a suon di Toro. La sofferenza artistica
Sono molti gli aneddoti che si celano dietro ai cantanti e alle loro canzoni.
In un’ intervista Bruno Lauzi disse: “Scrivo durante i miei periodi peggiori, quando sto male…perché quando sto bene esco e mi diverto con gli amici!”. Luciano Ligabue ad esempio raccontò un aneddoto nel quale svelava che al suo primo importante concerto a San Siro la tensione e l’emozione era così grande, che alla prima pennata della prima canzone, si tagliò il polpastrello con la corda della chitarra e la ferità gli procurò continuo dolore per tutto il resto del live. E che dire di Eric Clapton che urlò il suo dolore con la canzone Layla nel 1970? Layla era Patty Boyd, moglie del suo grande amico George Harrison, di cui era follemente innamorato. Bell’amico direte voi!
Perché questa introduzione? Perché nonostante la sofferenza fisica o interiore, entrambi gli artisti sopracitati raggiunsero i loro obiettivi: Ligabue terminò alla grande il suo miglior concerto in assoluto. Eric Clapton riuscì a conquistare ed avere tutta per sé la sua Layla mantenendo l’amicizia con Harrison.
Con la Lazio, nonostante una grande sofferenza, il Toro porta a casa 3 punti preziosi, che danno continuità al recente periodo che ha visto il Toro conquistare 7 punti in 3 gare. Nonostante il secondo tempo sia stato dominato in lungo e in largo dai biancocelesti, i granata compatti e pronti al sacrificio, sono riusciti a respingere gli assalti della Lazio che nell’ultimo quarto d’ora impiegava contemporaneamente tutti i suoi attaccanti. Sarebbe difficile dare dei voti ai singoli, tanto è stata unita la squadra in questa partita. Un ottimo primo tempo, in cui il Toro ha sciorinato i pezzi migliori del suo repertorio, cioè velocità e passaggi stretti oltre che ad un buon possesso palla; un primo tempo in cui il gioco non è sempre per forza passato per Cerci, Farnerud si confermava il giocatore ammirato negli ultimi incontri, Basha 5 polmoni correva e si sbatteva come un dannato. Sul finire del primo tempo, il giocatore che incarna maggiormente il cuore granata, gonfiava la rete con un pallone vagante successivo allo stop non propriamente perfetto di D’Ambrosio su imbeccata di Cerci (chissà se a Roma applaudiranno lo stesso questo tipo di giocata).
Nel secondo tempo, Padelli sigillava la porta con un paio di ottimi interventi, faceva venire a noi stavolta il mal di pancia con i suoi rilanci di piede e guidava una difesa ermetica che finalmente badava al sodo. Già, perché proprio nel giorno dell’addio al “Pittore”, colui che colorò la curva Maratona negli anni ottanta facendogli conquistare il titolo di “curva più bella d’Europa”, Glik e compagni “disegnavano” parabole che si scagliavano proprio verso quella curva e riducevano quasi a zero le possibilità di trovarsi in difficoltà coi soliti passaggetti arretrati. Se, come dichiarato dal Presidente Cairo in settimana, siamo una squadra che non ha i mezzi economici per puntare decisa verso l’Europa delle coppe, allora tanto vale giocare da provinciale sparando palloni in tribuna quando è il caso. Qui al Toro si apprezzano anche queste giocate, quando la maglia è intrisa di sudore ed i polpastrelli e le unghie dei tifosi sono mutilate dai denti per scaricare l’ansia e la frustrazione. Ed alla fine, anche se alle volte il risultato non ci ha sorriso, si chiamano per il saluto finale sotto la curva i propri beniamini, per ringraziarli per la loro e la nostra sofferenza….e questo non ha prezzo!
Meditate!
Buona settimana a tutti!
Dave dei Sensounico
Ps: Vi aspettiamo giovedì 12 al Manhattan in via Giachino 46 Torino dalle 22 in poi…ultimo concerto dell’anno e un’occasione per poterci scambiare gli auguri di Natale. Ingresso libero, consumazione facoltativa.