Serve anche l'apporto dei giocatori solisti per guidare la squadra
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Il concetto di Ventura che i suoi giocatori partono tutti alla pari e che nessuno è insostituibile è valido poiché il calcio è un gioco di squadra. Ma come un’orchestra anche una squadra di calcio ha assoluto bisogno di solisti per suonare al meglio una sinfonia. Non è la squadra che è al servizio del singolo, ma viceversa. Giusto, però la squadra deve sfruttare al meglio le doti dei singoli soprattutto quando si trova nei momenti più difficili della partita. Il singolo per rendere al meglio ha bisogno di essere perfettamente integrato all’interno del gruppo e per esserlo deve godere prima di tutto della stima e del supporto di chi lo dirige, va da sé che la stima non è fatta di parole dette in pubblico, ma di fatti concreti che per un calciatore sono l’utilizzo costante quando sta bene e il trovare le soluzioni di gioco più adatte per esaltarne le qualità.
Il Torino ha dieci punti in più del Siena e del Pescara che occupano il terzultimo posto e dall’inizio del campionato è sempre stato sopra la cosiddetta linea di galleggiamento, che separa le squadre che rischiano di retrocedere da quelle che hanno la possibilità di salvarsi. Questo a dodici partite dalla fine del torneo è un risultato obiettivamente più che positivo. Ma come è normale che sia non tutto è rose e fiori. Se la manovra difensiva è sempre stata il punto di forza della squadra granata quella offensiva è il tallone d’Achille. Il Torino si trova nella felice condizione di poter agguantare la matematica salvezza ben prima della fine del campionato, per questo traguardo mancano nove punti, quindi può già iniziare a lavorare per migliorare le lacune. Per farlo serve che i giocatori di migliore qualità e con maggiore personalità prendano per mano i compagni portandoli durante le partite a concretizzare la crescita che giorno per giorno si costruisce in allenamento.
L’importanza quindi dei singoli all’interno del gruppo non può essere trascurata se si vuole ottenere il salto di qualità della squadra. In questo campionato in più di una partita il Torino è sceso in campo con un atteggiamento non sempre capace di rispecchiare il motto di mister Ventura: “Se si vuole si può”. Questo in parte dipende dal fatto che il Torino è una neo promossa e la rosa è composta da più di un giocatore che non aveva accumulato in carriera molte partite in serie A, ma ormai si è oltre i trequarti del campionato e di conseguenza i possibili e umanissimi timori reverenziali nei confronti della categoria devono essere ampiamente superati soprattutto alla luce della classifica. Altro motivo della non completa applicazione del principio “volere è potere” è che all’interno del gruppo i solisti non hanno abbastanza spazio e considerazione per poter trascinare con la loro esperienza e qualità tutto il gruppo, unica eccezione ultimamente Cerci.
Nella rosa del Torino ci sono giocatori che hanno qualità e che possono prendere per mano i compagni Gillet, Ogbonna, Gazzi, Santana, Bianchi, forse però non tutti hanno un carattere che li porta a farlo, per questo c’è bisogno che ai singoli si dia il giusto supporto per metterli nella condizione di trainare tutto il gruppo, non tanto per raggiungere la matematica salvezza che a questo punto non sfuggirà al Torino, ma per il futuro perché già oggi si sa che l’obiettivo del prossimo campionato è quello di stazionare nella prima colonna della classifica.
Già domani con il Palermo in una partita delicata, dove gli avversari sono obbligati a tentare il tutto per rimanere in corsa per salvarsi, il Torino avrà sì bisogno del gruppo per proseguire nella sua marcia verso i quaranta punti, ma anche il contributo dei singoli sarà fondamentale per avere quel qualcosa in più che alla fine può fare la differenza.