Sgrigna: "Il gioco di squadra esalta le caratteristiche del singolo"
In conferenza stampa Alessandro Sgrigna ha spiegato di essere riuscito a convincere il mister a farlo giocare nel ruolo a lui più congeniale.
Quest’anno può giocare nel ruolo che le è più congeniale ovvero come punta.
“Sembra di sì, all’inizio ho parlato con Ventura e lui mi ha detto che mi vedeva più come esterno, poi dopo qualche giorno abbiamo riparlato e gli ho chiesto di giocare davanti, perché non era più il caso di fare l’esterno e non volevo né far perdere tempo al mister né perderne io. Così ora faccio la punta e speriamo che vada tutto per il meglio”.
L’anno scorso lei si era sacrificato molto a fare l’esterno, ma quando giocò come punta il Torino incamerò dieci risultati utili consecutivi a dimostrazione che il suo vero ruolo è questo.
“Non avevamo fatto i punti solo perché io giocavo di punta, comunque la punta è il mio ruolo e riesco ad esprimermi meglio quando gioco in questa posizione, perché posso esaltare le mie qualità e spero che quest’anno sia la stagione buona”.
Il parco attaccanti annovera oltre a lei Bianchi, Antenucci ed Ebagua, ma la coppia che sembra dialogare meglio è costituita da lei e da Bianchi. E’ solo un’impressione o è così?
“Non saprei, ieri con l’Omegna era solo un’amichevole con una squadra di Promozione. Tutti e quattro siamo dei buoni attaccanti e siamo ancora in rodaggio e quindi non si può dire ancora quale sia la coppia più affiatata, ognuno di noi può giocare con uno degli altri”.
Con Ventura che rapporto ha?
“Il mister mi ha impressionato positivamente, perché in campo si lavora benissimo, ha delle idee fantastiche e sembra tutto facile. Sta a noi giocatori mettere in pratica quello che ci chiede l’allenatore. In un mese che lo conosco abbiamo potuto parlarci faccia a faccia e dirci quello che pensavamo così sta andando tutto bene”.
Nel sistema di gioco del mister le punte devono dialogare fra loro, con gli esterni e i centrocampisti infatti in allenamento provate e riprovate gli schemi e i movimenti per riuscirci. Lei come si trova?
“Benissimo, ho fatto un po’ fatica all’inizio quando mi sono trovato davanti perché era parecchio che non giocavo in quella posizione. Poi piano piano sono riuscito, anche grazie ai miei compagni di reparto che mi hanno spiegato i movimenti che voleva il mister, a trovare la mia giusta collocazione e a fare quello che mi si chiedeva. Stiamo facendo un ottimo lavoro e dobbiamo continuare su questa strada perché non siamo neppure a metà dell’opera”.
Ventura chiede che dopo uno o due tocchi si vada al tiro. Questo vi agevola o una manovra più articolata sarebbe meglio?
“Ci agevola perché con il gioco veloce si mette in maggior difficoltà la difesa avversaria. Si gioca uno-due proprio per aiutare i compagni che così si smarcano e questo rende tutto più facile”.
Un gioco di questo tipo però risulta più dispendioso?
“No, perché siamo tutti concentrati in trenta quaranta metri. Diventa più dispendioso quando bisogna rientrare dopo un’azione d’attacco, ma una volta che si è nella propria posizione si fanno solo cinque-sei metri ogni volta che arriva la palla di conseguenza non è dispendioso”.
La giocata individuale per un attaccante è importante, pensa che nell’economia di gioco di Ventura sia comunque una soluzione utile o è meglio un gioco corale?
“Il gioco individuale è una conseguenza del gioco di squadra, se tutti i movimenti sono eseguiti bene per il singolo è ancora più facile mettersi in luce. Noi dobbiamo prima tarare tutti gli ingranaggi per fare ciò che vuole il mister e poi di conseguenza, come ho detto, anche il singolo esce fuori con una giocata che può fare la differenza”.