Sul nome dello stadio si apre uno spiraglio
Non vi è ancora nulla di certo, e questo va detto subito e con grande chiarezza, ma sembra che l’amministrazione comunale di Torino abbia intenzione di sospendere la vendita del nome dello Stadio Olimpico, questo secondo quanto dichiarato a Tuttosport, riportato in un articolo pubblicato oggi a firma Marco Bonetto, da Carlo Diana uno dei fondatori della Reset Group, l’agenzia il cui presidente è Davide, il figlio di Marcello Lippi che legittimamente si è aggiudicata il bando, indetto dalla precedente amministrazione comunale, per veicolare la propria immagine e la propria mission, comprando i diritti su alcuni impianti fra cui appunto lo stadio Olimpico.
I tifosi granata vorrebbero che il nome dello stadio in cui gioca la loro squadra del cuore e che il Torino Fc affitta dal Comune avesse una connotazione marcatamente e inequivocabilmente da Toro, come ad esempio Grande Torino. Per questo quando è iniziata a circolare la notizia che un’agenzia si era aggiudicata la possibilità di cercare uno sponsor per dare il nome allo stadio i tifosi sono entrati in fibrillazione temendo che il nome non sarebbe stato un nome da Toro. Ora se, effettivamente, il Comune si avvarrà della possibilità inserita nel bando di gara - “L’Amministrazione si riserva, insindacabilmente, di non accettare proposte qualora emergano situazioni che configurino conflitti di interesse tra l’attività pubblica e quella privata, con possibili danni alla propria immagine e/o alle proprie attività di istituto, ovvero qualora si ravvisino motivi di inopportunità generale” – di non più concedere all’agenzia di scegliere il nome dello stadio, allora per i tifosi si apre uno spiraglio e forse, magari attraverso un democraticissimo referendum, verrà concesso loro di scegliere il nome della loro casa.
Mettiamo subito in chiaro che l’amministrazione comunale a fronte delle crescenti polemiche dei tifosi, che poi sono anche i cittadini che vanno a votare, per opportunismo ha deciso di prendere tempo, in quanto finora decisioni definitive non ve ne sono state, e valutare con calma cosa sia più conveniente fare e che la Reset Group temendo un ritorno d’immagine negativo molto probabilmente preferisce allontanare da sè questa patata bollente. Ma anche se è l’opportunismo a smuovere la situazione i tifosi del Toro non devono cantare vittoria fino a quando sullo stadio non ci sarà una bella scritta con il nome che più gradiscono perché, come il passato ha insegnato, la beffa è sempre in agguato.
La questione nome dello stadio potrebbe risolversi come i tifosi-cittadini-elettori granata vorrebbero, e si spera che questo avvenga nel più breve tempo possibile. Magari il presidente Cairo, nell’ottica di ricucire il rapporto anche con il gruppo di tifosi a lui più avversi, potrebbe intercedere con l’amministrazione comunale e accelerare i tempi per la soluzione definitiva sul nome dello stadio. Staremo a vedere.
Un’altra questione molto cara ai tifosi-cittadini-elettori granata e in ballo da troppo tempo, esattamente da 5185 giorni come direbbe Fabrizio Turco conduttore della trasmissione “Toro amore mio” in onda il giovedì sera su Quartarete Tv: la ricostruzione dello stadio Filadelfia. Che per riedificare lo stadio del Grande Torino ci siano dei tempi burocratici e tecnici da rispettare è l’assoluta verità, ma che l’amministrazione pubblica e il Torino Fc debbano fare di tutto perché avvenga al più presto e con la massima trasparenza senza speculazioni di alcun tipo è doveroso. Per far di tutto ovviamente s’intende: indire il bando per la presentazione del progetto, scegliere il progetto, trovare i soldi necessari per coprire tutte le spese di realizzazione, stanziare i soldi, iniziare i lavori e portarli a termine nei tempi previsti, inaugurare il nuovo Filadelfia. Anche su questa questione staremo a vedere.
Ai tifosi del Toro non resta che vigilare e tenere il fiato sul collo a chi ha il potere di decidere per non correre il rischio di essere sbeffeggiati.