Tesoro: "Noi non molliamo"
I Tesoro non demordono, anche se la sensazione è che Cairo non vuole vendere, qualora cambiasse idea loro sono pronti. Perchè il Toro attira fortemente padre e figlio. I due però non hanno intenzione di rivelare nè un progetto, nè il denaro che vorrebbero investire. "Se Cairo non mi dice che vuole vendere io non posso rendere note le mie potenzialità. L'interesse della tifoseria è quello di vedere andare bene la propria squadra. Nel caso dovesse riprendere e proseguire la trattativa a quel punto potrei parlare del progetto", commenta ancora Savino. Riguardo agli intermediari e al politico locale che li ha contattati per farsi avanti con Cairo (il personaggio rimane top secret ma si potrebbero ipotizzare alcuni politici vicini al Toro: Marengo o Salerno, già presenti uno tra i Lodisti e l'altro nella trattativa tra Giovannone e Cairo, ndr), Savino Tesoro taglia corto: "Moggi non esiste, Padovano non c'entra nulla, è un amico personale ed è una persona molto corretta e seria e non mi interessa quello che gli è successo in passato". Antonio puntualizza: "Padovano l'abbiamo conosciuto nell'ambito della trattativa con Spinelli, da lì è nata un'amicizia".
I Tesoro fanno intervenire il loro commercialista, Locatelli, per spiegare quali sono i loro rami d'azienda: "Il Gruppo Tesoro è nato e si è sviluppato nell'ambito della siderurgia. I dati pubblicati sui giornali sono veri, ma parziali, perchè si riferiscono solo ad un ramo. La parte siderurgica è stata dismessa nel 2008. Il fatturato fino a quell'epoca era di cento milioni di euro. Successivamente hanno diversificato le loro attività". Tesoro padre precisa: "Siamo entrati nel settore immobiliare, inoltre sta per nascere una nuova attività che darà frutti notevoili. Non voglio entrare nell'aspetto finanziario. Se volevamo il Toro è perchè abbiamo fatto i nostri conti".
Antonio spiega ancora: "Se Cairo ha investito 30 milioni di euro di risorse sue in questi cinque anni, come dice lui, noi alla Pro Patria abbiamo in investito 7 milioni di euro già certificati in un anno. Inoltre siamo solidi e puntuali nei pagamenti. Qualcosa pur di piccolo l'abbiamo dimostrato nel calcio".
Il Torino era l'obiettivo più importante, nessun interesse per il Livorno qualora la trattativa con Cairo si chiudesse con un nulla di fatto: "No, il Livorno non ci interessa e comunque vada resteremo sempre i proprietari della Pro Patria, piazza alla quale ci siamo appassionati. Non abbiamo così forte l'esigenza di prendere club di categoria superiore. Ci siamo Ingolositi del Torino per il suo fascino".
Riguardo al colloquio avuto con Cairo, i Tesoro ammettono di aver parlato del più e del meno: "Nelle tre ore dell'incontro abbiamo parlato di calcio, a Cairo piace il nostro Ripa, a noi Arma". Chissà magari si apre solo una trattativa di calciomercato.
In conclusione i Tesoro non chiudono la porta al Torino. Con una metafora il bell'Antonio, ci permettiamo di chiamarlo così, dice: "Il Torino è una rosa e sopportiamo le spine". Savino aggiunge: "Abbiamo messo anche un nostro intermediario super partes disponibile a riaprire la trattativa. Se Cairo vuole vendere si può fare. Noi auguriamo al Torino di venire in A, ci interesserebbe ancora di più. Quello che è certo è che comunque non lasceremo la Pro Patria, tenendo conto delle regole".
Infine una battuta finale: "Cairo è scaramantico e da quando ci siamo interessati al Torino la squadra ha cominciato a vincere. Forse è per questo che va per le lunghe". Tutto serve. Ora Cairo deve venire fuori allo scoperto, se non vuole vendere a Tesoro lo dica chiaramente, almeno si chiude la questione. Poi il tempo dirà se lo vuole tenere lui oppure ha in piedi altre trattative.