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Torino alla fiera dell'est...

di Marina Beccuti

Flavio Bacile

 

Inizia il calciomercato, la fiera dei sogni e delle illusioni, o se preferite dei “colpi”, rigorosamente tutti “grandissimi” a luglio, almeno a sentire i vari direttori sportivi. Calciomercato che una volta teneva i tifosi attaccati alle pagine dei maggiori quotidiani sportivi, e che oggi li vede, invece, protagonisti nei vari forum e nelle pagine digitali delle testate online. Un mercato, per noi tifosi granata, che sembra, almeno fino a questo momento (il beneficio del dubbio resta sempre un obbligo), ricalcare pari passo quello delle stagioni precedenti. Stessa musica, stessi nomi, stesse problematiche.
C’è chi pensa e scrive che al Toro servano otto giocatori, chi nove, dieci ed undici, insomma nel dubbio meglio abbondare che deficere, sognare non costa nulla, nel segno d’arrivi qualcuno basta che arrivi.
Di fatto, e mi tengo strettamente ai fatti, il Toro ha portato a casa Ebagua, Antenucci, rinnovo della comproprietà con una operazione che ha del miracoloso viste le premesse fatte da Lo Monaco: ” Non se ne parla. Se vuole, l’amico Urbano può acquistare il giocatore al prezzo che abbiamo stabilito a gennaio”, riportato a casa Stevanovic, di ritorno dal prestito al Toronto, giocatore che aveva trovato pochissimo spazio con Lerda, e Gorosbov, compartecipazione rinnovata con il Cesena. Venduto, ormai a titolo definitivo Malonga e Dzemaili. Rimandato in Brasile Gabionetta, che non è stato riscattato, giocatore, vorrei ricordare, che il Toro ha inseguito a lungo, fortemente voluto da Lerda, e che doveva essere il fiore all’occhiello della passata campagna estiva. Perso, e questa volta veramente per un pugno di soldi, almeno per le cifre che girano nel calcio, un giocatore pagato 1.2 milioni di euro per la comproprietà, cioè Iunco, altro pezzo da novanta della passata sessione di mercato. Perso, almeno per ora, si parla di uno scambio con Gorosbov, De Feudis, che insieme a De Vezze era stato tra i centrocampisti quello dal maggiore rendimento, pur non avendo mai toccato vette altissime. Quanto al portiere, il Toro si trova in rosa con il solo Morello, bocciato da Lerda dopo due uscite e relegato al posto di terzo portiere, infatti sia Rubinho, sia Bassi, sono tornati alle rispettive società di appartenenza.
Si è perso per strada anche Gillet, che non aveva mai indossato la maglia granata almeno fisicamente, che era però, almeno così si dice, una priorità di Ventura. Chi ha visto giocare il Bari, io poco, visto che mi dilettavo a soffrire con il granata, mi assicura che era determinante per il gioco del neotecnico granata, perché il Bari non buttava mai palla in difesa, e Gillet agiva spesso da centrale aggiunto, facendo ripartire in prima persona, e di piede, l’azione. Si aggiunga che Bianchi, cioè il cannoniere più prolifico di queste ultime due stagioni, ed Ogbonna, cioè il difensore di maggiore spessore della rosa, nonché fresco di azzurro, sembrano sul piede di partenza, vuoi perché a certe offerte non si può mai dire di no, vuoi per le ambizioni dei due giocatori che meritano la massima serie.
Insomma, dopo l’arrivo di Ventura, tecnico di cui ho una grandissima stima, e quello di Ebagua, il Toro è rimasto al palo. Detto anche che Ventura non può fare i miracoli, sia chiaro, perché questa rosa ha clamorosamente fallito l’obiettivo minimo per una società come il Toro, che dovrebbe essere ambiziosa per dire poco, e che quindi deve essere non solo rinnovata, ma poderosamente rinforzata.
Questo non significa che Petrachi non stia lavorando, ma il rischio di partire con il piede sbagliato, vedi rosa completata solo ad agosto a campionato iniziato, Sgrigna, De Feudis, De Vezze e Rubinho, per restare ai titolari, resta un rischio non marginale. Non ripetere gli stessi errori sarebbe già un buon punto di partenza.
Personalmente, ed è un giudizio strettamente personale, dei nomi che sono stati associati al Toro in questi giorni, veri o presunti che fossero, nessuno mi ha fatto sobbalzare dalla sedia, insomma, non vedo elementi che realmente possono farci fare il salto di qualità.
Quanto al famoso progetto, se c’è, almeno per il momento è rimasto sulla carta.
Detto poi, che ormai, il calciomercato non mi provoca più nessuna emozione, torno al mio passatempo preferito, cioè ascoltare musica, ed in questo periodo di calciomercato c’è una sola canzone che mi rinfranca l’animo, cantata peraltro da un grandissimo artista:“Alla fiera dell’est, per due soldi un topolino mio padre comprò…


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