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Torino, Bianchi docet

di Marina Beccuti

Flavio Bacile

 

Una prodezza di Bianchi, l’ennesima, toglie le castagne dal fuoco, in una partita che non si è segnalata certamente né per la brillantezza della manovra, né per le emozioni che ci ha trasmesso. Un lampo nella nebbia il gol del capitano, in un Toro che è tornato all’antico, sia come modulo, sia come atteggiamento tattico, senza lesinare errori d’impostazione, in modo particolare nella parte più calda della ripresa. Un Toro che personalmente mi è piaciuto pochissimo, così come alcune scelte del tecnico, prima tra tutte, quella di relegare sulla fascia, largo, ma molto largo, Sgrigna, per favorire gli inserimenti di giocatori che con la porta, e con il gol, hanno un rapporto sostanzialmente diverso rispetto allo stesso fantasista.


Ma, questo è, e resta, il Toro di un immenso Bianchi, un giocatore ben sopra la normale media dei bomber italiani, uno che veramente fa la differenza in campo, sia dal punto di vista dell’impegno personale, sia come doti tecniche. Gol belli e mai banali, autentiche prodezze balistiche e stilistiche, tutti quanti poi da incorniciare, o da mandare direttamente in visione alla scuola calcio più vicina. Un capitale incredibile Bianchi per il Toro, l’acquisto più caro della gestione Cairo, rischia d’essere, se mai è un rischio avere giocatori come Bianchi, il più proficuo di questi ultimi trent’anni. Un bomber che potrebbe tranquillamente giocare alla pari con i tre più forti della massima divisione, questo è oggi Bianchi.


Tornando alla partita, come sempre, o come tutte le partite di calcio, questa è stata l’ennesima partita non facile che il campionato propone, una banalità forse, ma è la prima cosa che si legge aprendo un qualsiasi articolo che propone i commenti degli allenatori nella mixed zone. Il nostro primo tempo è stato buono, nel secondo abbiamo sbagliato qualche passaggio di troppo – questo il commento di Franco Lerda, unico esentato dal silenzio stampa. Evidentemente il calcio è bello perché ha diverse prospettive, si può in altre parole vedere da diverse angolature, e le sfumature non tendono mai direttamente al nero, ma hanno vari gradi di grigio, e le determinano spesso il risultato, quasi mai il gioco.


Nella cronaca dei fatti, nella prima frazione il Toro regala alla propria tifoseria un unico tiro in porta, di Bianchi, sempre lui, che fa praticamente tutto da solo, si libera del proprio difensore e lascia partire un tiro centrale dai venti metri. Con Sgrigna e Belingheri praticamente nulli, fatta salva un’azione in solitaria del fantasista granata conclusa con un tiro deviato, tutto il peso dell’attacco regge sulle spalle e sulle gambe di Lazarevic, bravissimo nel saltare il proprio uomo, molto meno quando deve mettere palloni di una certa consistenza al centro o andare al tiro. Il Padova invece si scontra contro la buona vena della difesa granata con Ogbonna e Rivalta bravi nel chiudere due ripartenze di Succi e Vantaggiato. La ripresa si apre sulla falsa riga del primo tempo, squadre praticamente bloccate, pochissimi tiri in porta, pochissime emozioni, con il Padova che sembra crederci di più. Un rimpallo fortunoso, a seguito di un calcio d’angolo, favorisce il primo gol in serie B di Legati, per la serie capitano tutte a noi. In sei minuti il Toro crea tre palle gol, tutte con Bianchi, che alla terza centra l’obiettivo. Il resto è nulla, così come le sostituzioni che non hanno aggiunto o tolto nulla alla partita.


In definitiva, almeno per quanto mi riguarda, un brutto Toro, con scelte tecniche che non sono riuscito a condividere. Penso che uno come Sgrigna debba giocare molto più vicino alla porta, penso che Bianchi debba essere servito con più frequenza e meglio, penso che la rinuncia a D’Ambrosio alla fine abbia favorito il Padova, pur riconoscendo l’ottima partita di Rivalta, penso che il Toro non possa fare un unico tiro in porta in 70’, penso che senza un cambio di marcia radicale l’inizio shock di questo campionato, alla fine sia un fardello pesante da portare fino alla fine. Insomma questo è quello che penso io, ma il pareggio muove la classifica e chiude anche tanti cattivi pensieri.