Torino, buona la prima
Flavio Bacile
Una vittoria sofferta quella del Toro ad Ascoli, ma ancora più bella, perché è venuta dal collettivo, dal gioco insomma più che dalla casualità o dal singolo episodio. Può andarne fiero Ventura, questo Toro lo segue con convinzione, crede nell’allenatore, nei suoi metodi, nei suoi schemi. Tutti partecipano al gioco e il gioco c’è, possesso palla quando serve, gioco veloce nella zona nevralgica, due o tre tocchi per giocatore facendo scorrere la palla, verticalizzazioni, la punta che esce e partecipa alla manovra, i due esterni cercati sulla corsa, cambi di campo finalizzati a far giocare l’uno conto uno. Chiaro che questo è solo l’inizio, bisogna migliorare e non poco in tanti frangenti della partita, ad esempio soffrire meno quando si è in vantaggio, almeno psicologicamente, lasciare meno spazio nelle ripartente dell’avversario. Ieri ad esempio l’Ascoli in due frangenti è arrivato facile-facile davanti alla porta di Coppola.
Le note liete vengono dal collettivo e dalla panchina, fermo restando l’ottima partita del capitano che non si è limitato solo al tiro in porta, ma che ha dialogato bene con i compagni, mettendo davanti alla porta prima Ebagua, fuori di poco, poi chiudendo una sponda con Verdi in occasione del rigore, infine con l’assist che ha permesso ad Oduamandi il gol dei tre punti. Ennesima dimostrazione che quei pochi scettici sulla capacità/possibilità del capitano di dialogare con i compagni sbagliano, e non poco.
Un Bianchi diverso, così com’è profondamente diverso questo Toro da tutti quelli che lo hanno preceduto, un Bianchi rinfrancato dalla cura Ventura.
Ma, voglio tornare sulla panchina. La sensazione, ed è una bella sensazione, e che questa volta i giocatori cosiddetti “panchinari” siano alla fin fine, più forti, o almeno alla pari, dei titolari. Insomma niente buco nero dalla panca. Il merito è sicuramente di Petrachi, che ho criticato aspramente quando mi sembrava giusto farlo, e che oggi come oggi può andare fiero di aver costruito una bella compagine. Allo stesso modo il merito va equamente diviso con l’allenatore che evidentemente riesce a far sentire tutti importanti, e non solamente sulla carta.
L’ottima partita di Verdi, in un ruolo non suo, giocatore che doveva essere la terza scelta in quella posizione, e quella di Odu, subentrato ad un Guberti che mi è apparso spento, dimostrano che il Toro può tirare fuori dalla panchina alternative validissime, si pensi anche a Sgrigna, Vives, D’Ambrosio, Antenucci, Di Cesare e così via. Chiaro che un Verdi cosi in palla, “rischia” di essere la spalla ideale per Bianchi, e con il ritorno di Stevanovic e Pagano, che hanno una maggiore dimestichezza per il ruolo di esterno, e forse più fisico, le carte in attacco potrebbero essere anche troppe. Lo stesso Odu, che ancora a parer mio deve capire le sue potenzialità fisiche e domarle anche, non è solo un’alternativa a Guberti, ma un modo completamente diverso di concepire il ruolo, più fisico, maggiore potenza e velocità.
Questo Toro si può ancora migliorare, soprattutto sul versante sinistro che è apparso il più “debole”. Può migliorare fisicamente, d’altronde Parisi è arrivato da poco, nell’intesa, Guberti-Parisi mi pare abbiano dialogato pochissimo, ed anche nella pericolosità, Guberti mi è sembrato più incline a cercare la giocata ad effetto, cosa che non gli è riuscita, piuttosto che cercare quella più proficua per la squadra. Si può migliorare anche ricorrendo al mercato, ma questo è un altro discorso. Fratelli granata godiamoci questi tre punti, la scorsa stagione a questo punto, dopo la prima, le domande ed i dubbi erano già maggiori delle certezze.