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Torino, Ferrante: "Giocate sereni, la salvezza è vicina. Bianchi? Credo che andrà via"

di Luca Ghiano

Il 5° marcatore granata di tutti i tempi, Marco Ferrante, in un' intervista concessa a La Stampa, oltre a parlare del capitano Rolando Bianchi, dispensa consigli su come risolvere un vecchio problema tornato a galla dopo il pareggio di domenica con il risultato di 0-0 con il Palermo: il gol.

Quella palla gol di Meggiorini un rapace d’area come Ferrante l’avrebbe trasformata in oro... 
«Ne ho fatti tanti di gol così, era la mia zona. Grandi ricordi».

Cos’è successo a Meggiorini? 
«Ha fatto tutto bene tranne la conclusione. Io avrei tirato una cannonata, era vicino alla porta, ha cercato di piazzarla. Facile dirlo adesso: a volte le cose più facili sembrano le più complicate. E che fortuna Sorrentino: era già a terra».

Certo che non è il primo errore grave sottorete di una punta. 
«È normale con la metodologia di Ventura: gli attaccanti fanno un gran lavoro a tutto campo. Alla Juve è lo stesso, davanti sbagliano qualcosa, ma sono primi. L’importante è raggiungere lo scopo, così non c’è clamore. E il Toro va alla grande, ha una difesa super e una mediana d’acciaio. Pensate dove potrà arrivare se là davanti si sbloccano».

Il contributo delle punte è finora di 12 gol su 32 dopo 27 partite. Il miglior goleador del 2013 è Cerci con 4, mentre i nuovi arrivi di gennaio sono ancora a secco. Si aspettava di più? 
«Che non ci sia mai stato un vero bomber nelle squadre di Ventura è un dato di fatto. Ma Bianchi lo è per natura e arriverà in doppia cifra, così come Cerci: per l’ex viola ci sarà anche il premio della Nazionale».

Dopo 7 partite Barreto è ancora a zero. Cosa sta succedendo? 
«Il brasiliano è l’ideale per gli schemi di Ventura, ma non è mai stato un bomber. Però gioca bene anche senza segnare, non dà punti di riferimento, salta l’uomo, aiuta dietro. Si sbloccherà».

E Bianchi? L’ultimo gol su azione risale al 13 gennaio. 
«Intanto in una squadra che segna poco è comunque il capocannoniere. Sta facendo benissimo, dà tutto nonostante la sua situazione possa far pensare il contrario».

Resterà? 
«Gliel’ho già detto di persona: il Toro è qualcosa di diverso. Là sei un principe, altrove non so. Purtroppo però credo che sia ormai perso: non si arriva all’ultimo per ridiscutere un contratto così».

Consigli per la successione? 
«Non sarà facile. Torino è una piazza difficile: ci vogliono qualità tecniche e carattere. Giocatori così devi stanarli. Con pazienza e investimenti: penso al Catania o all’Udinese».

Dove guardare, allora? 
«Oltreoceano ci sono tanti giovani interessanti, in Colombia e tutto il Sudamerica. L’esempio è Radamel Falcao: acquistato per pochi milioni dal Porto e rivenduto per oltre 40». 

Il Toro è già salvo? 
«Manca pochissimo, vedendo le tre dietro. Il Pescara non è attrezzato, Siena e Palermo potrebbero autoeliminarsi».