Torino, il vortice dell'incertezza
L'immagine finale di Mario Beretta che lascia subito il campo e infuriato raggiunge gli spogliatoi, commenta da sè la prestazione dei granata, anche se poi i toni sono rimasti soft. In questo momento anche un pari vale oro. Il mister non si nasconde, parla di mancanza di gruppo e di troppi individualismi, oltretutto con tocchi sbagliati.
Il Mantova, soprattutto nel secondo tempo, ha potuto contare su alcune buone pedine, tipo Tarana, il giocatore che ha fatto girare la testa al Torino. Questo è un aspetto che non si è ancora tenuto in considerazione nel modo giusto: perchè quasi tutte le squadre che incontrano il Toro hanno un giocatore che si eleva sopra la media ed il Toro non può quasi mai contare sulla prova strepitosa di un giocatore in particolare, in grado di esaltarsi in campo? Vuol dire che la depressione e la mancanza di autostima sta opprimendo tutti, nessuno escluso, nemmeno quei giocatori che sono rimasti per fare la differenza. Finora l'unico che ha sempre fatto qualcosa in più a livello personale, escludendo Bianchi, è stato Loria, uno dei giocatori voluti, a ragione, da Colantuono. Uno che ci mette grinta ma anche buone qualità tecniche. Peccato per i suoi infortuni.
E' piaciuto il 3-5-2? Come lo stesso Beretta ha voluto sottolineare siamo solo agli inizi ma è il caso di fare esperimenti in questo momento? Poco tempo fa gli allenatori snobbavano il ruolo del trequartista, oggi alcuni lo stanno riscoprendo, perchè in fondo qualche invenzione in campo ci può stare, anche per rallegrare il pubblico. Invece Beretta ne ha voluto fare a meno (anche se è previsto nell'altro modulo), ma con scarsi risultati. Gasbarroni è stato uno dei pochi, quando ha giocato, a dare maggior slancio all'attacco grazie ai suoi cross. Vedremo se, esperimento per esperimento, contro il Cittadella sabato prossimo si andrà verso il 4-3-1-2.