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Torino, tra colpevoli e scaricabarili

di Marina Beccuti

Al Torino si sentono tutti colpevoli, lo ammettono, ma alla fine sale sul banco degli imputati la squadra, facile, in fondo in campo scendono i giocatori e sono loro a determinare il risultato. Petrachi, che tra l'altro nel nostro sondaggio viene indicato come il meno colpevole, si è preso la responsabilità di dire che ha sbagliato la campagna acquisti. Ma non si possono trascurare le colpe di Lerda, anche se al momento il suo conto l'ha pagato con l'esonero. Ha fatto confusione con alcuni ruoli, in primis con quello di Sgrigna, che non è un esterno ma una seconda punta, per cui ha snaturato parte del gioco del Torino. Il suo modulo non è di facile apprendimento e al Torino non c'è mai tempo per gli esperimenti, perchè da due anni si parla solo di promozione in A, che però anche quest'anno è seriamente compromessa. Nel calcio, si sa, si corre sempre a mille, persino a Novara stanno arrivando le prime contestazioni per i troppi pareggi. Gli azzurri erano partiti parlando solo di salvezza, mentre si trovano in piena corsa promozione. La stessa cosa sta succedendo al Padova, squadra che si era salvata l'anno scorso e quest'anno ha intrapreso un campionato più tranquillo. Con queste premesse il calcio italiano è sempre più brutto, anche in serie A si vedono poche partite decenti. Per vedere del gioco vero ed esaltante bisogna andare in Premier o in Liga.

Tornando al Torino, Petrachi ha parlato di gruppo presuntuoso e poco umile, elogiando il solo Lazarevic, che Papadopulo sabato aveva lasciato in panchina ed era entrato solo per l'infortunio di De Vezze. Si parla della solita vita notturna per qualcuno, per altri è più importante la vita famigliare che quella professionale, ma alla fine sembra mancare l'autostima, parola pronunciata spesso da Lerda e ribadita da Papadopulo. Solo vincendo aumenta, ma se le vittorie non arrivano fa capolino la depressione, la paura. E' sicuramente una questione mentale, ma soprattutto manca il gruppo, lo spirito di stare insieme. Motivo? Si cambia troppo e non si crea la compattezza, non solo in campo ma anche fuori. Stare insieme più tempo aiuta a comprendersi meglio, sia in partita che nella vita quotidiana. Se ogni sei mesi cambiano i giocatori, gli allenatori, non si creerà mai una coesione comune. A nostro avviso più che presunzione ci sembra di vedere troppa confusione, tipico quando fallisce un progetto tecnico. Non solo, ma le accuse pesanti di Petrachi potrebbero creare ancora più malumore all'interno del gruppo, soprattutto quando minaccia che il peggio potrebbe ancora venire.

Sappiamo che Cairo non avrebbe voluto sostituire il mister, ma alla fine ha dovuto fronteggiare una situazione disastrosa, con l'opinione pubblica che chiedeva a voce alta l'esonero di Lerda. Se ognuno al Torino, dentro e soprattutto fuori dalla società, stesse al suo posto, forse si creerebbero meno equivoci. A volte una pagina bianca fa meno danni dei tanti fiumi di parole. Persino la Juventus ha capito sulla sua pelle cosa significa avere i media che contano contro. Non per niente se Cairo è il principale colpevole di questo scempio, per i nostri lettori una parte di colpa è anche dell'ambiente, nessuno escluso.