Toro, insomma...
Fonte: Flavio Bacile per TorinoGranata twitter @ flavio_bacile
Difficile riuscire a definire in poche parole Lazio-Torino, si può sostenere che dall’Olimpico esce proprio il Toro che non ti aspetti, bruttino per i primi trenta minuti, buono fino al gol di Farnerud, palesemente assente dopo il gol della Lazio. A Ventura il Toro è piaciuto per 75’, personalmente salvo 20’ dei granata, il resto mi è piaciuto molto meno, anzi l’ho trovato arruffone per gran parte del match, e colpevolmente incapace di imbastire una, e dico una, azione degna di nota nell’ultima mezz’ora.
Nonostante questo, ed è il bello del calcio, la Lazio poteva chiudere il primo tempo con un perentorio 3-0, e il Toro, senza l’erroraccio di Gillet sulla punizione di Candreva poteva portare a casa il pareggio.
Ma non è questo il succo del discorso. Ho sempre sostenuto che giocando al calcio si ottengono risultati, se non nel breve, almeno nel lungo periodo. Il Toro a Roma, non ha giocato a calcio, almeno non ha giocato il suo calcio, ma quello che voleva la Lazio (più fisico che tecnico), che per dirla tutta, nonostante la classifica mi smentisca totalmente, non mi sembra poi questo squadrone da far tremare i polsi.
Gli errori ci sono stati, tanti, forse anche troppi, al di là dei regali grossi, richiamati dal tecnico in un’intervista, mai siamo riusciti ad innescare con pericolosità i due esterni, il centrocampo ha basato la sua partita unicamente sul contenimento, e tranne due intuizioni di J.S.Mino, mai si è affacciato dalle parti di Marchetti, la difesa ha retto con un po’ di fortuna, vedi il palo di Candreva e alcune occasioni banalmente sciupate dagli avanti dei romani, inesistente l’attacco. Male Quagliarella, ma non gli si può chiedere un gol a partita, meglio Farnerud, che ha avuto sui piedi nel primo tempo la palla del pareggio. Ma la cosa che più lascia perplessi, che dopo l’ingresso di Amauri, e chiaramente in questo il centravanti granata ha poche colpe, la squadra si è praticamente seduta, creando nulla o quasi, dando l’impressione di non avere ne la forza, ne la voglia, ne le capacità per andare a cercare il pareggio. Anzi è iniziato uno stucchevole giro palla, con la stessa che per ben due volte dopo una serie di passaggi all’indietro, si è ritrovata dalla prossimità dell’area dalla Lazio, nelle vicinanze di quella difesa da Gillet.
Quanto ai singoli, male Benassi, che però continua ad essere riproposto titolare da Ventura. Vero è un giovane, evidentemente il Toro punta molto su di lui, bisogna avere pazienza, ma anche lui deve farci intravedere qualcosa. Tra le tante, le alternative non sono mai mancate, e quindi è una pura scelta tecnica.
Se ci si basa solo sull’età, allora perché non gioca sempre titolare Martinez, che è totalmente di proprietà del Toro? Ma soprattutto, perché non gioca mai Ruben Perez, che è l’unico in rosa che ha il passo, ma anche la visione e le capacità tecniche di un vero regista. Perché s’insite con Vives regista, brutta anche la sua partita, che poteva avere un senso con Cerci ed Immobile, e con un tipo di gioco profondamente diverso.
Male J.S. Mino, che tranne due buone giocate, negli ultimi 20-25 metri si è visto pochissimo, male Quagliarella, male Amauri, per colpe non sue, male Gillet.
Insomma tra centrocampo ed attacco si salva solo Farnerud.
Quanto alla crescita, vera o presunta che sia, a Roma proprio non si è vista.
Anzi, personalmente penso, contrariamente a quanto detto da Ventura, che giocando in questo modo, di partite cosi il Toro rischia di perderne tante. Già sono quattro su otto partite le sconfitte in campionato (anche se abbiamo affrontato Inter, Napoli, Fiorentina, Lazio), tenere anche d’occhio la classifica non sarebbe male.
Ora arriva il Parma, partita difficilissima e pericolosissima. Altro che ultima della classe.
Il Parma, a Torino si gioca tutto, soprattutto si gioca la conferma del proprio tecnico, è da ieri in ritiro, il che significa che danno la giusta importanza a questa partita, e all’Olimpico darà molto di più del 100%.
Il Toro dovrà fare il Toro. Vediamo se ci riesce.