.

Toro, novanta minuti per il primato

di Marina Beccuti

Flavio Bacile

 

Ok, mi allineo. Non conta niente essere primi alla quinta giornata di campionato, il campionato cadetto è lungo e siamo solo all’inizio. In realtà non la penso proprio così, anzi, penso il contrario, meglio essere primi che settimi, meglio avere alcune certezze, non tante per carità, che tanti dubbi, meglio farsi inseguire che correr dietro alla quinta o alla sesta, vedendo le prime troppo lontane.


Questione di gusti, e di motivazioni.


Il primo posto porterebbe quell’entusiasmo che una piazza come Torino ha perso da ormai molti anni, darebbe slancio insomma ad una tifoseria che aspetta solo una fiammella per incendiarsi, riporterebbe il sorriso su di noi, malati cronici di pessimismo.
I benefici che porterebbe poi alla squadra sarebbero innumerabili. Uno stimolo continuo a fare meglio, a comportarsi da prima della classe su ogni campo, fiducia raddoppiata nei propri mezzi, consapevolezza, e non è poco credetemi, che il lavoro svolto finora non è il solito tram-tram quotidiano, quello che ti serve cioè per sopravvivere, maggiore disponibilità ad accettare la panchina e le scelte dell’allenatore, maggiore voglia di sacrificarsi per la squadra e per l’obiettivo. C’è tanto altro ancora, perché la psicologia di un calciatore è diversa da quella di qualsiasi altro professionista, si passa facilmente dall’esaltazione, alla più cupa depressione agonistica, e se inciampi da prima della classe hai più spazio per recuperare senza avvilirti.


Che Toro vedremo contro il Brescia?


In casa Toro, cosa impensabile solo dieci giorni addietro, si riaccende il problema esterni offensivi, questione ormai quinquennale che sembrava aver trovato definitiva risoluzione nell’ultima campagna acquisti. Con Guberti ai box, rottura completa del legamento crociato e stop previsto di almeno cinque mesi, Oduamandi che potrebbe essere disponibile dalla prossima partita, Pagano e Surraco che dovrebbero partire dalla panchina a cui però difficilmente si potrà chiedere più di uno spazzo di partita, dovrebbe essere Sgrigna, che non ama tanto quella porzione di campo, e Verdi, che dopo la prima ottima partita ad Ascoli, non è riuscito a ripetersi su quei livelli, a giocarsi l’unico posto disponibile.
In attacco Bianchi in continuo crescendo fisico e agonistico, migliore in campo nell’ultima uscita dei granata, potrebbe essere affiancato da Antenucci, che dei quattro attaccanti è quello che ha giocato meno, con Ebagua che alla fine potrebbe partire dalla panchina. Centrocampo e difesa sembrano invece confermati in toto, con Di Cesare che ancora una volta viene preferito a Glik.
Dal punto di vista del gioco il Toro deve ancora crescere molto, si è visto solo marginalmente quello che può essere il potenziale di questa squadra, serve trovare la continuità necessaria per dare un’impronta a questo campionato. Il Toro è piaciuto molto per il carattere, ed in alcune circostanze anche per il gioco, bisognerebbe riuscire a coniugare l’uno con l’altro.
Per quanto riguarda i singoli, Bianchi gioca sicuramente in un modo diverso rispetto a quanto faceva nell’immediato passato, non è solo l’ultimo anello, ma partecipa al gioco della squadra in modo più attivo e proficuo per tutti. Sgrigna, Ebagua e lo stesso Antenucci sono ancora alla ricerca della posizione migliore in campo, almeno questa è l’impressione che ho io, quella che gli permette di essere, di più, nel vivo del gioco e non solo di illuminarsi a sprazzi. Stevanovic trovasse la continuità, sarebbe la nota più lieta del campionato granata, abbiamo visto il giocatore che tutti ci raccontavano, la promessa del calcio italiano e mondiale o almeno segnalata come tale, cosa davvero improponibile nella stagione precedente. Verdi ha bisogno di tanta tranquillità, e se me lo permettete, di rimuoversi da dosso tutti i complimenti esagerati ricevuti nella sua prima uscita, il giocatore vale, ma bisogna dargli tempo di crescere. Iori è invece una sorpresa totale per me, pur avendolo visto giocare più volte, in queste prime uscite lo trovo completamente diverso dal giocatore che conoscevo; più vivo insomma e più presente nel vivo del gioco.  Quanto sia merito di Ventura o del giocatore stesso è difficile dirlo, di fatto, anche il suo compagnoni reparto, cioè Basha, sta offrendo un rendimento d’altissimo livello. La difesa invece deve ancora trovare gli automatismo giusti, con Ogbonna sempre un pelino più positivo dei compagni di reparto.


Quanto al modulo, evito diserzioni filosofiche.
Contro il Vicenza ho visto il Toro giocare per lunghi tratti dell’incontro nel più classico 4-4-2, eppure sembro l’unico ad essermene accorto. Di fatto, o 4-4-2, o 4-2-4, è sempre nell’interpretazione del singolo e nel suo coinvolgimento nella squadra la differenza, e finora il Toro lo ha fatto bene. Insomma godiamoci questo Torino-Brescia, con la non celata speranza di ritrovarci in vetta alla classifica.