.

Toro, scrivi la storia

di Matteo Maero

La storia, come insegnano i saggi, è scritta da chi ne è stato protagonista. Gli altri, i personaggi secondari, determinano i numeri, utili unicamente a chi di statistica va matto. Tuttavia, nel progredire del tempo non lasciano alcun segno tangibile, scomparendo tra le pieghe dei vincenti.

Il Toro, che della storia calcistica è stato abilissimo scrittore, è stato forse lo spettatore più illustre di questi ultimi 10 anni. Sebbene la "rinascita" poteva tradire un destino diverso, in questa ultima decade il Granata ha fluttuato tra A e B, tra annate maledette e stagioni meravigliose, tra Pellicori e Immobile, tra disfatta e felicità. Ciononostante, al Turin la storia non bussò più, quasi come se fosse ragionevolmente disinteressata alle possibili parole che esso avrebbe potuto tracciare sulla tela del divenire sportivo.

Poi, la svolta. Una stagione giusta, un ambiente che si infiamma e, grazie a qualche problema altrui, arriva l'Europa, 20 anni dopo l'ultima apparizione. Il Toro rientra in quella cerchia di squadre che possono prendere in mano la penna e narrare.

Brommapojkarna, RNK Split, Bruges, Copenaghen, HJK: tra preliminari e gironi, sono state queste le verifiche che i Granata hanno dovuto superare per poter legittimare la sua presenza nel teatro della storia. Tutte abilmente, sebbene globalmente, superate.

Adesso, la penna è tutta in mano al Toro. Senza limiti di spazio, di tempo o di inventiva. Perché la storia, almeno quella, non segue copioni scontati o strade già tracciate. "Volere è potere", ha fatto capire Giampiero Ventura. Il Toro vuole scrivere la storia? Può farlo e deve crederci. Per ora, partendo da casa e passano dal San Mamés. Poi, se sarà solo un paragrafetto non ci è dato saperlo: l'importante è lasciare un segno, con orgoglio e grinta, per rendere onore ad una storia in cui il Toro deve potersi massimo contributore.