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Toro, ultimissima chiamata

di Marina Beccuti
Fonte: Federico Freni per www.carlonesti.it

A Piacenza per vincere.
Non ci sono mezze misure e non ci saranno sconti in caso di insuccesso.

A Piacenza, contro la penultima della classe immersa in un mare di difficoltà tanto da aver esonerato due giorni fa l’allenatore Castori (rimpiazzato dall’ex granata Ficcadenti), il Toro non potrà non prendersi l’intera posta in palio.

Vincere per forza. E’ la classifica a dirlo, sono gli ultimi risultati ad imporlo.
Dopo la controversa partita casalinga dinanzi al Lecce, la banda Colantuono è chiamata a prestazioni convincenti in serie, per dare continuità ad un campionato da montagne russe.

Le sensazioni che questa squadra produce sono quelle della discontinuità. All’interno di ciascuna prestazione, Di Michele e compagni vivono momenti di esaltazione e deconcentrazione, fantasia e approssimazione, lentezza nella manovra ma pure cinismo e concretezza quando a Rolando Bianchi vengono serviti palloni decenti.

La sensazione, appunto, è quella di una rosa alla continua ricerca di una quadratura interna. Di una identità ben marcata non ancora raggiunta. E qui, forse, tornano ad affiorare vecchi problemi che, in settimana, l’ex allenatore granata De Biasi ha riportato alla luce in una recente intervista. Il tecnico di una promozione e due salvezze, parlando del Torino, ha dichiarato che “certe pressioni per chi non ha grande personalità, possono essere dannose” e, volendo provare ad interpretare in maniera estensiva il suo pensiero, potremmo riassumerlo scrivendo: il Toro ha calciatori che non garantiscono grande personalità alla squadra.

Personalità, carattere, identità. Non basta possedere tali caratteristiche individualmente (al Toro molti giocatori conservano tali qualità, appunto) ma è necessario che vengano incanalate in una direzione ben precisa: quella del bene comune, della solidarietà nel gruppo, della cooperazione fra compagni. Questo aspetto, indubbiamente, deve subire ancora pesanti miglioramenti all’interno dello spogliatoio granata, al fine di trasformare un nucleo di ottimi giocatori (per la categoria) in una squadra vincente.

Sensazioni, ribadiamo, che possono lasciare adito a svariate interpretazioni.

I numeri no. Quelli sono dati oggettivi da cui non si può derogare.
E i numeri sono impietosi.

Dei 21 punti effettuati dal Toro, ben 12 sono arrivati nelle prime 5 partite. Nelle successive otto gare il Torino ha racimolato la pochezza di nove punti. Da quasi due mesi, dunque, Di Michele e compagni viaggiano al ritmo di poco superiore a 1 punto a partita.
Una media da retrocessione.

Inoltre, sviscerando ancor meglio le ultime otto sfide, annotiamo come i granata abbiano vinto due sole gare e per giunta in situazioni particolari: contro una Reggina in crisi e sul procinto di esonerare Novellino e dinanzi alla gentile concessione del portiere dell’Ascoli (papera con palla concessa a Bianchi per gol a porta vuota).

I numeri dicono: il Toro è una squadra in crisi. Le sensazioni, invece, appaiono meno impietose.
Ma si sa, alla fine, ciò che contano sono soltanto i risultati. Per questo a Piacenza non si può non vincere. Che sia chiaro a tutti.


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