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Toro, vincenti e scontenti

di Marina Beccuti

Flavio Bacile

 

Vince il Toro, ma non basta per tranquillizzare un ambiente, sempre più simile ad una polveriera. Torino- Portogruaro è stato questo: la partita, con il Torino che vince, pur evidenziando una preoccupante fragilità psicologica; il contorno alla partita, con la contestazione a Cairo. Della partita si può tranquillamente sostenere che il Toro ha vinto e non convinto, per una serie di motivi, primo tra tutti l’incredibile facilità con cui gli uomini di Lerda riescono a complicarsi la vita. Paura di vincere forse, ma anche timore d’essere inferiori alle attese di una piazza che non fa nessun mistero di sentirsi la serie B stretta, una sorta di punizione “divina”. Una piazza che dà molto e pretende tanto. Preoccupa per certi versi, non tanto l’errore del singolo, che ci può stare durante una partita, l’inesperienza dimostrata nel gestire il momento topico del match, sia ci si trovi in vantaggio, ed in questa fase il Toro sembra perdere non solo le distanze tra i reparti, ma anche la bussola, sia ci si trovi in svantaggio, e, indipendentemente dai minuti che mancano alla fine della partita la squadra sembra non crederci più.


Alla fine, la partita contro il Portogruaro, pur tra mille pause, è anche stata una bella partita, con due gol d’autore, quello di Bianchi al 3’ del p.t, quello di Altinier al 12’ del s.t., l’autorete di Maraschi, tre palle buone per chiudere il match sciupate dagli uomini di Lerda, con Lazarevic, Sgrigna e De Feudis, una bella parata di Rubino sul solito Altinier, e i due legni colpiti dal Portogruaro, uno nel recupero con Cristante. Insomma non sono mancate l’emozioni, pur, ripeto, tra mille pause. Torino- Portogruaro è stata anche la partita della contestazione a Cairo, scoppiata in tutta la sua veemenza immediatamente dopo il primo gol di Bianchi, e della contestazione ai contestatori da parte di una fetta più o meno larga di spettatori. Da una parte quindi la Maratona che contestava il presidente, dall’altra parte dello stadio che fischiava i cori dei primi, tutto questo mentre la partita era ancora in corso ed il risultato in bilico.


Fischi che sono diventati ancora più intensi quando una parte della Maratona si è avvicinata alle transenne, che separano la curva dalla tribuna, per essere più vicini alla zona in cui sostava Cairo con parte del suo entourage, questo, più o meno sul finire della prima frazione. Senza voler tifare per l’una o l’altra fazione, mi sento di dire che questa tensione alla lunga non può fare bene alla squadra, alla quale per dirla tutta non è mai mancato il sostegno della frangia più calda della tifoseria granata, squadra che deve lottare per ottenere l’obiettivo che tutti chiedono, la promozione.


Per quanto mi riguarda, ho contestato Cairo, sempre nei limiti della buona educazione, quando tutti lo sostenevano, quando cioè arrivavano a Torino giocatori a fine carriera o giù di lì, di buon nome per carità, senza nessun, o quasi, investimento pesante, sulla gioventù. Così come ho contestato la politica dei prestiti, o quella dei giocatori da rilanciare, spesse volte per la società di appartenenza, e la completa o quasi disconoscenza di mercati ricchi di talento come il sud America o il continente africano.
Sono stato penso tra i primi a dire, che il famoso mercato di gennaio, quello da dieci e lode per intenderci, avrebbe solo aggravato una situazione che già si presentava “pesante”, e penso proprio l’unico dopo Frosinone-Torino della passata stagione, a sostenere che senza un cospicuo ritocco al mercato di riparazione il Toro avrebbe bucato la promozione.


Per quanto riguarda l’anno in corso, ho già espresso le mie perplessità sul fatto che dopo circa tre mesi di calciomercato, il Toro non sia riuscito a portare a casa il regista che cercava, cosi come ritengo grave non aver pensato ad un centravanti di categoria, il giudizio su Pellicori resta chiaramente sospeso viste le poche partite disputate, che potesse far rifiatare Bianchi e magari giocargli accanto. Nonostante questo ritengo il Toro costruito più che degnamente, con, e questo penso sia assodato, il miglior attacco della cadetteria, vale a dire, Bianchi, Iunco e Sgrigna.

IN e OUT di Torino- Portogruaro

IN


D’Ambrosio: rivedo finalmente il giocatore della passata stagione, stessa grinta, stessa facilità di corsa, stessa cattiveria agonistica, condita da tanta qualità.

Ogbonna: lui è il mio pupillo, ormai è risaputo. Con grandissimo piacere lo rivedo preciso nelle chiusure, fisicamente insuperabile, attento per tutti i novanta minuti. Una prova di sostanza.

Garofalo: ha ragione Cairo, la partita del terzino è stata praticamente perfetta, senza sbavature. Tosto, anzi tostissimo in difesa, una sorta di rapace quando si lancia in attacco.

Obodo: ancora una volta, pur partendo nuovamente dalla panchina, aggiunge alla squadra quella profondità che era mancata nella prima frazione. Ha una caratteristica rara per uno che ama giocarsi la partita sulla mediana, quella di trovare sempre il tempo giusto per l’inserimento, una caratteristica che Lerda dovrebbe preservare per il bene del suo Toro.

Sgrigna: tante pause durante l’incontro, l’impressione che è cercato poco dai compagni, o che sia spesso fuori dal gioco. Eppure quando si illumina, il Toro si accende, diventa pericoloso, trova il gol, insomma fa battere i cuori.

Bianchi: arma letale, almeno in area di rigore. Più della metà dei giocatori della massima serie vorrebbero avere le sue capacità nei sedici metri. Timbra nuovamente il cartellino, ma questa non è una novità.

Rubinho: fosse biondo lo si potrebbe tranquillamente scambiare per una altro portiere brasiliano che ha fatto le fortune del Parma. Come il suo connazionale sembra in porta più per errore che non per una sua precisa volontà, non è bello stilisticamente, ed anche tecnicamente non è tra quelli da prendere in esempio in una scuola calcio. Eppure questo è un portiere vero, anche di spessore direi, che mette sempre l’accento sui momenti che contano. Bravo

Pratali: un discreto rientro.

De Feudis: mi è piaciuto tantissimo. In venti minuti dimostra il giocatore che può essere, e che purtroppo non è ancora stato. Ottimo in fase d’interdizione, bello e pungente in fase offensiva. Continuo a pensare che sia un giocatore tutto da scoprire, almeno per il Torino. Ha qualità, le dimostri.

Lerda: “indovina” tutti i cambi, il che resta un pregio per un allenatore. Non è ancora il suo Toro, almeno quello che sognava, il tempo gli darà ragione.

OUT

De Vezze: sbaglia proprio dove dovrebbe essere più bravo, cioè, come frangiflutti, perdendo spesso contrasti e palloni che un mediano dovrebbe sempre fare suoi.

Zanetti: meglio del suo compagno di reparto, ma pur sempre sotto quelle che sono le aspettative. Insomma, il centrocampo a due di certo non lo favorisce, nel senso che si trova spesso a fare il lavoro sporco, ma da lui è lecito aspettarsi qualcosa in più.

Lazarevic: troppi palloni persi banalmente, una difficoltà nella corsa nella prima frazione che proprio non gli appartiene. Meglio nella ripresa, non al punto però da meritarsi un giudizio positivo.

Belingheri: ha faticato più del dovuto per trovare la posizione in campo, il che ci può anche stare, ma fatico a ricordare un’azione partita dai suoi piedi, un dialogo, che non sia il banale appoggio, con i propri compagni. Da rivedere, ma lui deve pretendere di più da se stesso.


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